Il tennis è anche gentile

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Di Silvia Malaspina

Cari i miei Jannik Sinner e Sascha Zverev, sulla finale 2025 degli Australian Open, disputata domenica 26 gennaio, è stato scritto e detto tutto il possibile. Non mi soffermerò, quindi, sui particolari tecnici che hanno decretato la schiacciante supremazia di chi tra voi appare sempre più come l’uomo dei miracoli, avendo riportato fino a oggi 3 vittorie in prove del Grande Slam, mentre ciò che più mi ha colpito è stato il vostro atteggiamento al di fuori del campo di gioco. Se è vero che la grandezza di un campione si misura in base al rispetto che mostra verso l’avversario, allora tu, caro Jannik, ne sei a pieno titolo l’incarnazione: per me l’immagine emblematica di questo match non sei tu che alzi la coppa, ma sono le tue mani appoggiate sulle spalle di Sascha che, ripiegato su se stesso per la delusione e la fatica, piange tutte le proprie lacrime senza preoccuparsi di apparire debole e disperato. Abbiamo poi appreso che gli hai rivolto un caldo incoraggiamento, spronandolo a non abbattersi e a perseverare negli allenamenti, augurandogli di vincere quanto prima un incontro del circuito del Grande Slam. Permettetemi, cari miei, di dirvi che abbiamo bisogno sia di queste immagini, sia delle parole che avete pronunciato con una limpidezza d’animo e una sincerità quasi disarmanti. Tu, Sascha, hai riconosciuto, pur a malincuore e con una comprensibile amarezza, l’ineguagliabile perizia di Jannik: «Oggi mi ha completamente dominato… fa tutto meglio di me, si muove meglio di me. Questo è il motivo per cui ha vinto e ha meritato di farlo.» In quante altre occasioni sportive abbiamo sentito discorsi di questo tenore da parte di chi è stato sconfitto? Lo sport, ahinoi, riflette sempre più frequentemente gli aspetti negativi delle relazioni umane: specie negli sport più popolari (e sono quelli in cui circola la maggior quantità di pecunia) sono all’ordine del giorno le polemiche, i ricorsi, le accuse di brogli, le simulazioni, per non parlare dei recentissimi episodi in cui gruppi di Ultras hanno assaltato i pullman delle tifoserie contrarie. Sono questi i valori dello sport in cui crediamo? Cari Jannik e Sascha, forse sono troppo idealista, ma mi piacerebbe che il vostro esempio si propagasse in tutti gli ambiti sportivi e che si fosse avversari solo in campo, mentre, al di fuori, si potesse, come avete dimostrato, scattarsi selfie, viaggiare fianco a fianco, scambiarsi battute e anche qualche frecciatina, come due ragazzi qualsiasi in gita scolastica. Per dirla con Fëdor Dostoevskij, se “la bellezza salverà il mondo”, “la gentilezza salverà lo sport”!

silviamalaspina@libero.it

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