In Antola verso l’alto e verso l’altro

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Sul monte la festa di San Pietro con Mons. Guido Marini che è salito in vetta per la prima volta e ha celebrato la Santa Messa

DI ALESSIO SCHIAVI

La festa è iniziata già sabato 29 giugno con la pastasciutta offerta alle ore 20 dai volontari della parrocchia di Propata. Attorno il verde e l’azzurro infinito dell’Antola, punteggiato dalle moltissime tende colorate di chi ha deciso di passare la notte sul monte. Intanto i Folk en Rouge diffondono nell’aria suoni di fisarmonica e organetto, suoni di tradizione, di ballo, per stare insieme con un divertimento semplice e comune. Poi l’imbrunire e Pier che ricorda che alle 22 inizierà la fiaccolata. La campana richiama tutti: si distribuiscono le torce. Tantissimi giovani, famiglie, bambini. Davanti, a guidarla, don Pietro Cazzulo che dal 1969 sale sul monte e mantiene vivo lo spirito di questa festa. Si sale su fino alla croce, si fatica a tener accese le fiaccole per il forte vento che intanto ha spazzato via nuvole e pensieri di città, rendendo splendida la notte dell’Antola. Quindi il silenzio, il canto, la preghiera, il ricordo, la richiesta di una pace possibile nel quotidiano e tra i potenti e le nazioni. Si scende e nella notte continua la festa e il ballo, finché il sonno porta via i più. Intanto alle 3 un gruppo di escursionisti, con Enrica e Federico guide del Parco Antola, è partito da Casa del Romano per raggiungere la vetta e ammirare la leggendaria alba… che le nuvole del mattino nasconderanno e solo una ottima focaccia ancora calda, portata nella notte da Davide, riscalderà mani e cuori. Ma domenica 30 è già iniziata. Si prepara la cappella. Il maggiociondolo e le margherite decorano l’altare in legno posto sul portico. La vecchia campana suona a lungo per richiamare i fedeli che stanno salendo dai molti sentieri che portano in vetta. Si attende, come da programma, il vescovo Mons. Guido Marini. Tutto è pronto e risuonano i canti con le chitarre quando Mons. Marini inizia la Santa Messa nella solennità dei santi Pietro e Paolo. Con lui concelebrano don Cazzulo e don Claudio Baldi e partecipano quasi cento persone non intimorite dal tempo incerto. Il vescovo sottolinea come ogni giorno sia necessario salire verso l’alto, verso Dio, e verso l’altro, i nostri fratelli… così è anche in montagna, dove con fatica ma In Antola verso l’alto e verso l’altro grande gioia, saliamo verso la vetta, spesso con l’aiuto e la compagnia degli altri. Ma Cristo in questo luogo appartato ci chiede anche: “Voi che siete qui, chi dite che io sia? Chi sono io per la vostra vita?”… Mons. Marini racconta, coinvolgendo una bambina, Elena, che Dio è come un abbraccio, è amore. Al termine della Messa, con il cielo finalmente azzurro, arrivano i momenti della benedizione finale, dei saluti e dei regali. Il vescovo che ha donato ai presenti il suo sorriso, i suoi abbracci, la sua amicizia e la partecipazione a questa antica festa popolare, riceve un piatto che raffigura la chiesetta d’Antola, una stola ricamata con il narciso e una maglietta del rifugio. Promette che salirà ogni anno, don Pietro è felice e Roberta, rappresentante del Parco, ricorda e informa i presenti su quanto è stato fatto e quanto è urgente fare sul monte e nelle valli. La festa continua con il ristoro orchestrato da Linda, Davide e da tutti i volontari, con la musica e uno stare insieme sincero. A inizio pomeriggio la piccola comitiva tortonese si incammina, il vescovo sale alla croce e scopre un paesaggio fatto di vallate che scendono verso il mare o verso il Po: si apre tutto il territorio della Diocesi che da genovese può ammirare dal suo monte più amato e conosciuto.

Ogni giovane portò su un mattone

Edificata alla fine dell’800 su iniziativa del parroco di Propata don Giuseppe Ertola, venne benedetta e aperta al culto nel 1899 e intitolata al Sacro Cuore di Gesù, in omaggio al secolo nascente e a Cristo Redentore, al pari di altri monumenti di vetta dell’Appennino. Da allora divenne luogo prediletto per celebrazioni e feste con sparo di mortaretti e banda musicale o di pellegrinaggio e preghiera in molte e speciali occasioni. Inizialmente la festa dell’Antola era fissata al primo venerdì di agosto, poi la domenica, solo in seguito si optò per la solennità dei santi Pietro e Paolo, divenuta occasione di raduno imperdibile per tutta la gente delle vallate. Crollata negli anni ’50 per la scarsa manutenzione e le intemperie, è stata completamente ricostruita simile alla precedente alla fine degli anni ’90 su iniziativa di don Pietro Cazzulo, grazie a una grande raccolta fondi e al contributo simbolico dei giovani di ritorno dalla Giornata Mondiale della Gioventù di Parigi, che trasportarono lassù un mattone a testa il 6 settembre 1997. Benedetta il 25 giugno 2000 dal vescovo di Tortona Mons. Martino Canessa in occasione dell’Anno Giubilare e intitolata al Cristo Redentore, 16 anni dopo, sempre durante la festa di San Pietro, è stata visitata per la prima volta da due vescovi: Mons. Vittorio Viola per la Diocesi di Tortona e il genovese Mons. Nicolò Anselmi in una giornata intitolata “L’abbraccio di due diocesi, l’incontro di tre vallate”, che ha richiamato moltissimi fedeli. Nel piccolo portico trovano posto due bassorilievi di Odo Tinteri: Il discorso della montagna e La moltiplicazione dei pani e dei pesci. La festa di San Pietro in Antola è il tradizionale appuntamento sul monte che si svolge nel fine settimana più vicino alla solennità dei santi Pietro e Paolo che cade il 29 giugno. Dalla sera del sabato al pomeriggio della domenica sono previsti musica, ballo, ristoro e preghiera presso la cappella o in vetta: una festa in Appennino semplice ma di grande richiamo da oltre cento anni. Suggestiva la fiaccolata del sabato notte dalla cappella alla croce, illuminata per l’occasione e l’escursione da Casa del Romano per attendere l’alba in vetta.

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