In triplo volo sulla baia di Sidney

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Racconti a cinque cerchi, aspettando le Olimpiadi di Parigi del 26 luglio. Storia di Paolo Camossi, campione tortonese di adozione, legato a Gorizia, alla sua terra di confine e allenatore di quel Jacobs che il 1° agosto 2021 ci fece saltare sulle sedie all’ora di pranzo

DI MATTEO SISTI

«Il limite del confine a Gorizia mi ha dato un’altra mentalità»: le passeggiate con il nonno alla frontiera e la rete in piazza Transalpina…

Nel 1947 il confine tra Italia e Jugoslavia viene tracciato dividendo in due la piazza Transalpina  e rendendo Gorizia a tutti gli effetti una città a cavallo tra due identità nazionali. Attraversata dal cosiddetto “Muro di Gorizia”, la Transalpina diviene uno dei simboli della separazione politicoideologica tra l’Europa occidentale e quella orientale durante gli anni della guerra fredda.

A metà degli anni ’80 Paolo Camossi (classe 1974) con la sua famiglia abbandona quella terra e si trasferisce in provincia di Alessandria.

Durante le scuole medie si fa notare per le eccellenti doti sportive e nel 1986 inizia a fare atletica nel Derthona allenato dalla professoressa Marì Chiapuzzo, che lo avvia inizialmente al salto in alto.

Nel 1991, passato all’Atletica Alessandria, inizia a praticare il salto in lungo e il triplo per il quale partecipa ai campionati Europei juniores, arrivando anche al record italiano. La carriera sportiva di Camossi inizia così a progredire fino al livello internazionale.

Il 31 luglio del 1993 vince il titolo continentale giovanile agli Europei juniores di San Sebastián (Spagna), realizzando il nuovo record italiano under 20.

Il 25 febbraio del 1996 a Torino vince il suo primo titolo italiano assoluto nel triplo e il 25 maggio ai nazionali assoluti di Bologna vince il suo primo titolo italiano all’aperto sempre nel triplo.

Il 16 giugno del 1997 esordisce con la maglia della Nazionale seniores, proprio in Italia, vincendo la medaglia d’oro ai Giochi del Mediterraneo di Bari, atterrando a 16,63 metri.

Ad agosto partecipa per la prima volta ai campionati Mondiali di Atene ma non riesce a effettuare nessun salto valido in occasione delle qualificazioni per la finale.

Il 1998 è stata la sua prima annata sportivoagonistica ed è stata chiusa con lo stagionale nel triplo oltre i 17 metri (primato personale portato a 17,20).

Il 25 agosto, in occasione della finale (chiusa al quinto posto) dei Mondiali di Siviglia in Spagna, stabilisce il nuovo record italiano dopo quasi 31 anni, atterrando a 17,29 metri. Il precedente appartiene a Giuseppe Gentile, capace di saltare 17,22 metri ai Giochi olimpici di Città del Messico 1968: Paolo riesce a rinverdire i fasti del salto triplo italiano dopo ben 30 anni da quella epica finale olimpica contrassegnata da un susseguirsi di emozioni e record mondiali.

Il 27 febbraio 2000 a Gand, in Belgio, atterrando a 17,05 metri, Camossi stabilisce il nuovo record italiano al coperto dopo oltre 12 anni e vince la medaglia di bronzo agli Europei indoor dopo essere stato primo alla fine della prima serie di salti.

Il 7 giugno nella Notturna di Milano realizza il primato personale di 17,45 metri, chiudendo la gara al secondo posto, dietro al connazionale e neoprimatista italiano Fabrizio Donato (17,60 m).

Nel settembre arriva l’occasione della vita con la partecipazione alla edizione XXVII dei Giochi Olimpici Sidney. La competizione si disputa nella parte inziale della primavera australiana e vede in pedana campioni del calibro di Jonathan Edwards. Una gran bella storia, quella del giovane Jonathan, nato a Windsor nel maggio 1966. Figlio di un pastore anglicano, decide di rinunciare ai Mondiali di Tokyo 1991 per rispetto alla sua fede religiosa che gli vieta di gareggiare la domenica, “giorno dedicato al Signore” e nel quale rinuncia anche ad allenarsi, alla stregua dell’atteggiamento tenuto dal velocista scozzese Eric Liddell ai Giochi di Parigi 1924 e immortalato nel celebre film Chariots of Fire (Momenti di Gloria).

Edwards rimane protagonista assoluto sulla scena internazionale fin dalla fine degli anni ’80 conquistando Mondiali, Europei e Commonwealth Games nella stessa specialità ma ha decisamente un conto in sospeso con le Olimpiadi (due deludenti partecipazioni ai Giochi di Seul e Barcellona e un amaro argento ad Atlanta nel 1996). La sera della gara, in programma il 25 settembre, vede in finale anche Paolo Camossi che non riesce ad andare oltre l’ottavo posto e consacra Edwards con l’ultimo tassello della sua sfolgorante carriera. Inizia il 2001 e il 9 marzo a Lisbona Paolo partecipa alla finale dei Mondiali indoor: si presenta in una condizione di forma stratosferica e nella serata più intensa della sua carriera sportiva conquista un meraviglioso successo laureandosi campione del mondo (battendo di 6 centimetri il primatista mondiale e campione olimpico britannico Jonathan Edwards) col nuovo record nazionale di 17,32 metri.

Il 6 agosto disputa la finale dei Mondiali a Edmonton (Canada) in cui termina all’undicesimo posto.

A partire dal 2002 inizia un periodo con problemi fisici e la necessità di subire un’operazione alla caviglia di stacco (la sinistra) con conseguente periodo di recupero. Gli anni successivi all’infortunio sono contrassegnati dal suo sesto titolo nazionale assoluto nel triplo (2003) e dalla partecipazione non particolarmente brillante a due rassegne iridate (Mondiali di Helsinki ’05 in Finlandia e ai Mondiali indoor di Mosca ’06). Chiude la carriera nel 2008, essendo il terzo triplista italiano sia all’aperto (17,45 metri) sia indoor (17,32 m), quindi anche il terzo miglior triplista italiano di sempre. Paolo sostiene che da atleta pensava soprattutto a saltare, ma è sempre stato un animale curioso e allora guardava anche chi gareggiava accanto a lui, quelli che considerava idoli e invece poi si accorgeva che erano delle persone vere.

Nel 2015 si apre per Paolo una collaborazione con Marcell Jacobs fatta di successi incredibili: l’ex campione del Mondo indoor di salto triplo accoglie Jacobs (allora ventenne) nel suo gruppo di lavoro a Gorizia, quando quest’ultimo praticava il salto in lungo. L’escalation del loro lavoro è sotto gli occhi di tutti: l’apice arriva a Tokyo 2020, con le vittorie nei 100 m e nella staffetta scolpite nel marmo della storia dell’atletica italiana nell’agosto 2021 (un anno dopo a causa del Covid). Un po’ come “El mejor gol del siglo” urlato a squarciagola da Victor Hugo Morales in occasione del gol di Maradona in Messico nel 1986, possiamo dire che anche Jacobs ha avuto il racconto perfetto con Franco Bragagna della Rai in quel mezzogiorno di fuoco sulla pista di atletica di Tokyo.

«Marcello, Marcello, 9.79»… quel vento di Nord-Est che accompagnava Paolo da piccolo in quel di Gorizia sospinse Jacobs ad accarezzare il sogno olimpico.

Marcell Jacobs e Paolo Camossi
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