Inizio caotico e creativo
Di Davide Bianchi
I giorni di settembre che precedono l’inizio dell’anno scolastico sono sempre stati per me una felice e caotica palingenesi, un cantiere aperto, un laboratorio nel quale circolano nella mia testa vorticosamente riflessioni, progetti e aspettative riguardanti il lavoro da svolgere con la classe nell’anno che viene. Sono giorni nei quali dovrei razionalmente imporre un ordine mentale e fisico al mio materiale, predisporre un piano che preveda il rientro in classe degli alunni, allestire decentemente l’aula, stilare la documentazione, impostare il ripasso delle nozioni apprese nel corso dell’anno precedente. Fortunatamente esiste la mia collega Luisa, è lei che ha il buon senso e la professionalità per preparare tutto questo. Io, invece, mi perdo in una gioiosa e surreale fase creativa nella quale tutte le mie energie vanno in ben altra direzione: una volta inquadrati gli obiettivi che ritengo gli alunni debbano raggiungere nelle discipline entro la fine del prossimo anno, vado alla spasmodica ricerca di linguaggi, strategie e materiali attraverso i quali presentare tali contenuti. Questi ultimi possono essere moltiplicazioni, divisioni, classificazione di dati, problemi con le quattro operazioni. I contenuti vanno espressi e veicolati in uno spazio apprenditivo che sia concreto e reale, aderente all’esperienza vissuta degli alunni. Vanno inoltre configurati, inglobati, incorporati in forme che li rendano il più facilmente possibile presentabili e intuibili ai bambini; a maggior ragione se ci si pone il fine di strutturarli in lingua inglese. A questo proposito l’uso del corpo, del movimento, il gioco, il riferimento continuo al dato analogico-figurativo, sia esso un’immagine cartacea o un video, tutte queste variabili diventano essenziali al fine di rendere fruibile e comprensibile quel contenuto o quella pratica in una seconda lingua. Sganciare la parola straniera dal suo corrispettivo iconico-visivo, dalla sua rispettiva immagine o gesto corporeo significa desaturarne senso, svuotarla di ogni valore e funzionalità. Finché quel vocabolo non è appreso e consolidato, dobbiamo ricorrere a supporti visivi che siano plastici, evidenti e precisi. E infine parte del materiale va artigianalmente costruita. È inutile girarci intorno: alcune cose le dobbiamo creare noi, assemblarle, fare una specie di bricolage con porzioni di contenuti raccolti in parte sulle guide didattiche, in parte sul web e in parte disegnati o progettati da noi.
biadav@libero.it