Investire sulla istruzione

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Di Cesare Raviolo

In Italia la spesa pubblica per l’istruzione è in calo. Secondo l’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani (Ocpi) dell’Università “Cattolica”, infatti, la spesa per tutti i livelli di istruzione è scesa dal 4,1% del Pil 2000 al 3,5% del 2023. Il calo è stato anche più marcato rispetto alla spesa pubblica totale, con una discesa dall’8,8% al 6,5%. Tenendo conto del calo demografico, la spesa per studente in rapporto al Pil pro capite è calata dal 23% nel 2000 a meno del 20% nel 2023, mentre rispetto alla spesa pubblica totale pro capite è passata dal 49% al 37%. Bassi livelli di spesa, spesa in discesa e spesa sbilanciata verso i gradi iniziali della scuola influiscono negativamente sull’efficienza ed efficacia dei servizi scolastici, con conseguenze sul consolidamento delle competenze cognitive una volta raggiunta l’età adulta. Lo attesta l’esito di un’indagine condotta dall’Ocse (Organizzazione per la Cooperazione Economica), che ha coinvolto 31 Paesi e relativa agli anni 20122023. L’indagine considera la capacità – calcolata con un punteggio da 0 a 500 – di lettura e comprensione di un testo (literacy), di utilizzo di informazioni matematiche (numeracy) e di raggiungere il pro- prio obiettivo in una situazione dinamica (problem solving adattivo). In materia di literacy il punteggio medio degli adulti italiani è pari a 245 contro una media Ocse di 260. Nelle competenze di numeracy il punteggio italiano è pari a 244 rispetto ai 363 della media Ocse. Nelle competenze di problem solving adattivo la media italiana è pari a 231 punti, a fronte di una media Ocse di 251. L’unico aspetto positivo della situazione italiana messo in luce dall’indagine riguarda la popolazione giovanile (16-24 anni), che raggiunge punteggi superiori al resto della popolazione; tuttavia, la perdita di competenze cresce all’avanzare dell’età, anche se in presenza di un buon bagaglio iniziale. L’istruzione è il principale investimento contro la povertà e la sua trasmissione di generazione in generazione. È dimostrato statisticamente che, al diminuire del titolo di studio, aumenta l’incidenza della povertà: è 4,6% l’incidenza della povertà assoluta nelle famiglie con persona di riferi- mento diplomata, supera il 12% se ha la licenza media; inoltre, il livello di istruzione dei genitori condiziona molto il futuro dei figli, perpetuando il circolo vizioso definito “povertà educativa”, cioè la privazione, per bambini e adolescenti, delle opportunità di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni.

raviolocesare [at] gmail.com

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