«Io lavoro con l’aria»

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Lorenzo Pedrazzi, di Broni, costruisce organi per le chiese di mezzo mondo. Dall’Italia, al Giappone, alla cattedrale di Asunción, in Paraguay. Storia di una passione che viene da lontano

L’organo della cattedrale della capitale del Paraguay, Asunción, suona italiano, meglio, oltrepadano. Lo strumento a canne del grande edificio di culto dedicato all’Assunzione di Maria, cuore della spiritualità del Paese dell’America del Sud, è stato costruito a Broni, tra la centrale via Emilia e la frazione Colombera, nei due laboratori della ditta organaria “F.lli Pedrazzi”.

Attualmente il titolare dell’azienda è Lorenzo, detto “Pedro”. Classe 1969, la passione per l’organo lo coinvolge da piccolo, quando accompagna il papà Pier Bartolomeo nel suo lavoro. «Mi chiedeva di aiutarlo – racconta Lorenzo – e tenevo il dito pigiato sui tasti mentre lui accordava. Terminato il liceo e dopo qualche tentativo all’università, è arrivato il momento delle scelte: o continuare a studiare o fare della passione il proprio lavoro». Ad averla vinta è stata la seconda opzione.

«Dal 1993 sono io alla guida dell’azienda. Mi sono diplomato in organaria presso la Scuola di Arte e Cultura organaria della regione Lombardia a Crema. Il mestiere l’ho imparato sul campo, guardando soprattutto quello che facevano gli anziani. Il mio è il tipico lavoro da artigiano e ogni artigiano impara osservando e poi mettendo in pratica quello che ha visto. Per costruire uno strumento non è richiesto di saper suonare; ci vuole la tecnica che si apprende passo dopo passo, con molta umiltà».

Ma come nasce un organo? «Innanzitutto – spiega Pedrazzi – viene compiuto un sopralluogo per capire qual è lo spazio migliore dove collocarlo. Oggi, spesso, gli architetti, al momento di progettare gli edifici di culto, non prevedono grandi spazi per gli organi e questo rende il tutto più complesso. Stabilito dove posizionare l’organo, parte la fase progettuale il cui primo passo consiste nell’individuare quante canne dovranno andare a comporre lo strumento. Per una chiesa di medie dimensioni il numero di canne di base si aggira tra le 1200 e le 1300. La prima cosa da costruire è il cosiddetto “somiere”, il cassone di legno sul quale vengono posizionate le canne, non solo quelle visibili che sono la minima parte, ma tutte, comprese le grandi canne di legno, alte fino a cinque metri, che servono a produrre i suoni bassi. Il somiere è fondamentale perché in pratica deve portare il peso di tutto lo strumento e il suo nome deriva appunto da “soma”, il carico che si poneva sul dorso dei muli o dei cavalli. Subito dopo si passa a fare i mantici, i polmoni dell’organo attraverso cui passa l’aria. Poi è la volta della meccanica, con la tastiera e i pedali. Infine, si deve provvedere alla trasmissione che può essere tradizionale, con i comandi collegati a fili e tiranti, oppure elettrica. È un processo molto complesso che dura settimane, richiede precisione e attenzione. A torta finita, uno strumento di medie dimensioni costa dai 200 ai 400 mila euro. Sembra una grande cifra e la è, ma si devono considerare, oltre al materiale, anche le tantissime ore di lavoro».

«Da alcuni anni – continua Pedrazzi – cerchiamo di costruire in proprio gran parte dell’organo: in falegnameria produciamo le parti lignee, costruiamo le canne nei diversi metalli e stiamo facendo molto anche sulla parte meccanica ed elettrica».

Lorenzo lavora in tutta Italia e all’estero. Scorrendo l’elenco degli interventi, non c’è regione italiana che non sia stata interessata. «Sì, siamo presenti in tutto il nostro Paese: a Milano abbiamo costruito l’organo della cappella dell’Università “Bocconi” e quello della chiesa di san Francesco al Fopponino dove ci siamo dovuti adattare alle forme avveniristiche disegnate da Gio Ponti. In Sardegna siamo stati ad Oristano; in Sicilia nella chiesa di Montalbano Elicona, stupendo borgo in provincia di Messina, dove abbiamo posizionato un imponente organo di 4.000 canne; in Veneto a Santorso, in provincia di Vicenza, con uno strumento di 3000 canne. E poi in tante altre località in tutta Italia, dalle Alpi alla Calabria. Tanti incontri, tanti volti, tanti amici, tante soddisfazioni, tanti ricordi. È il bello del mio lavoro».

Ma non solo Italia. In Giappone ad esempio. «A Tokyo – racconta ancora Pedro – ho realizzato un organo a trasmissione meccanica a due tastiere, collocato in un locale in cui si fa musica di vario genere. Anche in questo caso, come accade quando trattiamo con i Paesi esteri, lo strumento viene costruito in Italia, poi smontato, spedito e infine rimontato sul posto».

È accaduto così anche nei Caraibi: «Ho lavorato nei seminari dei Salesiani e a Santo Domingo nella cattedrale della diocesi di Santiago de los Caballeros dove è stato ricostruito l’organo, tutto con legno di grande pregio. Sempre a Santo Domingo ho prestato la mia opera nella cattedrale episcopale dell’Epifania, dove i Protestanti ci hanno accolto davvero da fratelli».

Ma il “top” è stato raggiunto in Paraguay. Una vera e propria avventura.

«Sono stato incaricato di costruire l’organo della cattedrale della capitale del Paraguay. Con le sue 1.800 canne è il più grande del Paese ed è stato inaugurato il 3 febbraio del 2018. È stato costruito tutto a Broni. Una volta smontato, è stato caricato in un grande container e spedito per nave. Il viaggio è durato un mese e mezzo, complice uno sciopero che ha fermato il carico a Montevideo. Da lì è dovuto proseguire via fiume fino a destinazione. Giunto nella capitale, lo abbiamo rimontato nella cattedrale. Mi sono trattenuto in Paraguay oltre un mese e, insieme ai miei collaboratori, abbiamo instaurato dei bei rapporti di amicizia, in primis con l’Arcivescovo per il quale cucinavo i piatti della nostra tradizione culinaria. Apprezzava particolarmente i risotti. Ma anche lui ricambiava preparando delle sontuose grigliate di carne. Sono stati giorni indimenticabili».

Dell’organo venuto dall’Italia parlarono molto anche i giornali del Paraguay. La giornalista Maria Elena Velez di “ABC Color”, il principale quotidiano del Paese sudamericano, scrisse che «l’impressionante strumento, mai visto in Paraguay, è un evento storico che darà un contributo inestimabile alla cultura e all’educazione musicale della nostra patria. È destinato alla Cattedrale Metropolitana Nuestra Señora de la Asunción, la principale chiesa della capitale, dove da molto tempo mancava un ingrediente speciale che apportasse la componente mistica all’Eucarestia. Mons. Edmundo Valenzuela, sesto Arcivescovo di Asunción, che è anche musicista di professione, è all’origine dell’impresa. Valenzuela ha capito l’importanza di avere un organo nel principale tempio della capitale già nel 2015, quando Papa Francesco ha visitato il Paraguay e il responsabile del protocollo gli chiese perché non avevamo un organo in un tempio così importante. La risposta fu sincera e ferente: perché siamo poveri. Ma con questa straordinaria iniziativa si vuol far sì che la Cattedrale di Asunción costituisca un nuovo spazio per la cultura, l’educazione e la diffusione della musica».

Dalla stampa locale si apprende ancora che la costruzione dell’organo sarebbe stata finanziata con donazioni e lotterie. E grazie alla benevolenza del costruttore italiano.

Tra i progetti futuri, appena passata l’emergenza sanitaria, ancora lavori nelle Americhe, oltre ad interventi in Italia.

«Costruire un organo – conclude Pedrazzi – è come fare abiti su misura. Non è una catena di montaggio il nostro lavoro, ogni strumento è una storia a sé. Non ci si annoia e non c’è mai banalità.

Noi lavoriamo con l’aria. Come l’aria che entra nel nostro corpo e produce il suono, così è per le canne dell’organo. Si tratta di vita».

Marco Rezzani

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