Irene: a 12 anni ha già la stoffa della scrittrice

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La sezione classica del Liceo “Galilei” di Voghera anche quest’anno ha promosso il concorso letterario “Severino”, dal nome dello storico giornalino del “Grattoni”. Era riservato agli studenti delle scuole medie dell’Ambito 31 (Voghera e Oltrepò). La vincitrice è una alunna dell’Istituto Comprensivo di Rivanazzano

Anche quest’anno la sezione classica del Liceo “Galilei” di Voghera ha organizzato il concorso letterario “Severino”, riservato agli studenti delle scuole secondarie di primo grado dell’Ambito 31 (Voghera e Oltrepò). Il premio si propone di valorizzare le capacità creative legate all’espressione scritta: dato un incipit, ai concorrenti si chiedeva di scrivere un racconto originale in tre ore di tempo. Tutte le opere sono state valutate da una giuria composta da docenti e studenti della sezione classica facenti parte della redazione del “Severino”, lo storico periodico scolastico della sezione classica del Liceo vogherese, intitolata a Severino Grattoni. Quest’anno la prova si è tenuta il 10 gennaio; la classifica dei 20 finalisti è stata rivelata durante l’ormai tradizionale “Notte del Classico”, tenutasi alcuni giorni fa, e contestualmente sono stati premiati i concorrenti. La prima classificata è stata Irene Zighetti (nella foto). Irene ha 12 anni, frequenta la II A presso l’Istituto Comprensivo di Rivanazzano Terme, e ha vinto il concorso con un racconto fantastico ambientato a cavallo tra due mondi paralleli connessi da un negozio di antiquariato e dal suo misterioso proprietario. Irene ama leggere (ha una predilezione per la saga di Harry Potter) e scrivere sin da quando era piccola. Pubblichiamo di seguito il suo racconto.

IL TELECOMANDO

“Accidenti, questo telecomando proprio non funziona”, pensai, mentre cercavo inutilmente di alzare il volume della TV col telecomando per non sentire le urla furibonde di mio fratello che sbraitava contro di me.

“Se almeno tacesse un secondo”, pensai, puntando il telecomando verso di lui, che all’improvviso tacque: oddio, a dir la verità continuava a parlare, ma l’effetto era quello di un pesce rosso: muoveva la bocca, ma non emetteva voce.

“Aspetta un po’: che succede?” mi chiesi perplesso: c’era qualcosa di strano. “Non ci credo! Il telecomando non serve per la TV, ma per le persone!”. Subito lo rivolsi verso la nonna, che era seduta in poltrona, e usai il tasto per la funzione del cambio canali e lei immediatamente si mise ad agitarsi come percorsa da una scossa elettrica. Non sapevo se ridere o piangere…

Alla fine, decisi che mi sarei semplicemente agitato. Cioè, non proprio semplicemente, andai nel panico e rimasi lì imbambolato a guardare la spaventosa scena che mi si parava davanti. Non appena il mio cervello riuscì di nuovo a formulare un pensiero di senso compiuto, premetti il tasto di spegnimento, puntando il telecomando verso mia nonna, che si addormentò subito.

Mio fratello Thomas, invece, continuava a muovere la bocca come un pesce fuor d’acqua, ed evidentemente non si era accorto di nulla. Poco dopo, infatti, salì in camera sua sbattendo la porta.

Cercai di capire cosa fare. Di sicuro restando fermo sul divano non sarebbe successo nulla. Perciò puntai ancora una volta il telecomando su nonna May, che aprì gli occhi molto più rapidamente del solito.

– Ehm… senti, nonna, posso chiederti una cosa?

– Ma certo caro, dimmi tutto.

– Dove hai preso questo televisore?

– Oh, è vecchio come il cucco. L’ho preso tanti anni fa in un negozio in centro città.

Quello però è nuovo – aggiunse, indicando il telecomando che io tenevo ancora in mano.

– Oh, e dove l’hai…

– Viene dal negozio di antiquariato, quello che ti piace tanto. L’ho comprato ieri – concluse, prima di rimettersi a sonnecchiare come suo solito.

Ero ancora piuttosto scosso, ma mi vestii e uscii di casa, portandomi dietro il telecomando. Presi la bici e mi diressi verso il misterioso negozio.

Non appena entrai, il campanello sulla porta annunciò la mia presenza e l’anziano proprietario, Tom, mi venne incontro.

– Ciao Bernard! Come va?

– Bene, Tom, grazie. Volevo solo farti una domanda riguardo al telecomando che mia nonna ha comprato qui, ieri…

– Oh, sì, certo!

Nonostante la tarda età, Tom aveva una memoria prodigiosa.

– Beh, vedi, è un po’ strano, perché invece di controllare il televisore controlla le persone…

– Oh no, non dirmi che è successo di nuovo!

Mi stupì molto quell’esclamazione. Cosa voleva dire? Cosa era successo?!

Feci queste domande all’anziano venditore, che però rispose:

– Non so se posso dirtelo… vabbè, ormai il danno è fatto. Siediti, è una storia lunga – mi disse, indicandomi una vecchia poltrona polverosa.

Io mi accomodai, avido di sapere.

– Allora, esiste un mondo che è come parallelo a questo. Un tempo c’era solo il nostro, e le popolazioni di entrambi i pianeti vivevano insieme. Poi, noi abbiamo iniziato a creare le industrie, a tagliare gli alberi, in pratica a uccidere il nostro mondo. Allora un gruppo di abitanti che oggi si fanno chiamare “I Guerrieri di Opel” se ne andarono. Crearono un altro pianeta, e ora vivono in modo molto diverso rispetto a noi.

Questo negozio è l’unico collegamento tra noi e i Guerrieri. Ogni tanto, in magazzino si sbagliano, fanno confusione con gli ordini e io mi ritrovo con teiere parlanti e libri carnivori, e a Opel arrivano oggetti per noi normali.

Tom si fermò e mi squadrò, come a voler vedere la mia reazione. Ero abbastanza incredulo, ma d’altronde avevo visto con i miei occhi che quell’uomo non mentiva. Perciò riconsegnai il telecomando e tornai a casa.

Alla mattina, appena sveglio, mi precipitai a scrivere tutto ciò che avevo sognato.

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