La Chiesa come “mistero della luna”
Uscito il libro di mons. Fabrizio Casazza per il nuovo anno liturgico “A”, dell’evangelista Matteo
Dopo il primo volume di commento alle letture festive “anno C”, accolto con grande favore, mons. Fabrizio Casazza ha da poco pubblicato il commento per l’anno “A”, con le letture dell’evangelista Matteo, ponendosi “in continuità di metodo, stile e contenuti” con l’opera precedente. Il titolo scelto è: La luce di un Altro (Effatà Editrice).
In effetti questi volumi non sono costruiti “in maniera asettica” ma nascono “nell’ambiente reale e concreto della comunità di cui sono parroco – ha scritto Casazza – e per questo lo stile e il linguaggio non sono accademici ma declinati in chiave pastorale, per spiegare e attualizzare anche per persone non ‘addette ai lavori’ o non troppo addentro a riferimenti teologici ed ecclesiastici”.
Proprio per tale motivo, l’arcivescovo Mons. Vittorio Viola, nella sua Prefazione, ha aggiunto che “nel vasto panorama delle pubblicazioni che offrono un commento pastorale alle letture festive, l’Autore si ritaglia uno spazio originale: con un linguaggio diretto, semplice ma non banale, capace di agganciare l’attenzione del lettore per indirizzarla verso la Parola”. L’opera di Casazza pertanto – con la necessaria profondità teologica, rigore argomentativo e “creatività pastorale” – si rivolge a vescovi, presbiteri, diaconi, religiosi, ma anche laici impegnati, catechisti, operatori pastorali, insegnanti di Religione, ministri straordinari della comunione e animatori di gruppi liturgici e biblici.
Molto bella, poi, l’immagine di copertina che presenta la straordinaria Ultima cena castelnovese di Alessandro Berri (1540), di ispirazione e impostazione leonardesca.
Interessante (ed evidente prova di quello che abbiamo detto) è il primo commento di Avvento, dove si osserva (saggiamente e provocatoriamente) che, dalla solennità di Cristo Re (che chiude l’anno liturgico) alla I domenica di Avvento, si passa al paragone del Signore “da re a ladro”, ma per insegnarci a vigilare: “come ci ingegniamo alacremente per non permettere al ladro di rubare, così dobbiamo darci da fare per la nostra vita spirituale e morale per essere pronti all’incontro con Dio”.
Con l’avvertenza che “non conta sapere quando e come si realizzerà il disegno divino: l’importante è capire che Gesù ci chiede di essere discepoli svegli. La fede se non viene praticata, si dissecca. Il cristiano è un praticante che cresce come credente”.
La Chiesa esiste per portare al mondo la parola di Gesù, per annunciare la “buona novella” e per rendere possibile oggi, per ciascuno di noi, l’incontro con il nostro Signore, rendendosi tramite del suo abbraccio di misericordia e di incondizionato amore. Ecco perché la Chiesa non si auto-costruisce sulla base di un proprio progetto e non vive di strategie di marketing.
“Ogni volta che cade in questa tentazione mondana… la Chiesa crede di avere una luce propria e dimentica di essere il “mysterium lunae” di cui parlavano i Padri dei primi secoli”.
Pertanto, la Chiesa esiste per riflettere la luce di un Altro (ecco la ragione del titolo), la luce cioè di Cristo, proprio come fa la luna con il sole.
Roberto Carlo Delconte