La chiesa deve “reggere lo squilibrio” e ascoltare la gente

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Papa Francesco ha incontrato la Diocesi di Roma nella basilica di San Giovanni in Laterano

ROMA – “Il fenomeno culturale europeo dei populismi cresce seminando paura”. Lo ha denunciato Papa Francesco che la sera di giovedì 9 maggio ha incontrato la diocesi di Roma, nella basilica di San Giovanni in Laterano. Anche nella Città Eter-na ci sono “guerre tra poveri, xenofobia e razzismo”, ha lamentato il Papa sottolineando che “spesso non ascoltiamo o dimentichiamo il grido della gente perché abbiamo smesso di abitare con il cuore”. “Abitiamo con le idee, con i piani pastorali, con la curiosità e con soluzioni preconfezionate, ma siamo sordi al grido della gente, all’ascolto della città”, ha spiegato Bergoglio che ha invitato a “mettere il più piccolo al centro”. “La riforma della Chiesa – ha chiarito – inizia dall’umiltà e l’umiltà nasce e cresce con le umiliazioni, così si neutralizzano le nostre pretese di grandezza”.

Il Papa ha quindi messo in guardia dal rischio di “guardare dall’alto in basso e disprezzare i piccoli”, ricordando che “è lecito guardare dall’alto in basso solo quando si aiuta l’altro a sollevarsi”.

E ha evidenziato la necessità del “disinteresse”. “Siamo preoccupati per le nostre strutture, del consenso, di quello che la gente dirà se ci occupiamo dei rom, dei migranti o dei poveri, siamo attaccati al potere che esercitiamo sulle persone del nostro quartiere, siamo ossessionati per le poche pecore che sono rimaste nel recinto”, ha elencato il Papa. “Tanti lasciano di essere pastori di pecore per diventare pettinatori di pecore”, ha rilevato Bergoglio per il quale “non troviamo il coraggio di cercare le altre, quelle perse, che vanno per sentieri che non abbiamo battuto”.

Tutto invece “merita di essere lasciato e sacrificato per il bene della missione”. Con “l’audacia e la libertà di chi non è legato da interessi e con l’empatia per mettersi in mezzo alle vite degli altri”. “Il Vangelo è una dottrina squilibrata. Le Beatitudini meritano il premio Nobel dello squilibrio”.

Papa Francesco ha anche messo in guardia “dall’illusione dell’equilibrio” e della tentazione di voler “sistemare la diocesi, mettendo tutto a posto”. “Non bisogna cadere nel clericalismo, che è un bell’equilibrio, né nel funzionalismo che è una nuova colonizzazione ideologica che cerca di convincerci che il Vangelo è una dottrina, una saggezza e non un annuncio”, ha ammonito Francesco per il quale “non possiamo fare qualcosa di buono e di evangelico se abbiamo paura dello squilibrio”. Ecco allora che bisogna fare attenzione al “gattopardismo, cioè al voler cambiare tutto per non cambiare niente”. Le Beatitudini “sono il nostro piatto forte, ma dobbiamo imparare ancora e cercare di offrire ai concittadini il pasto che li farà crescere”, ha scandito Bergoglio che, così come aveva fatto a Firenze al Convegno ecclesiale, ha invitato la Chiesa di Roma a “riprendere l’Evangelii Gaudium e a ritornare sul percorso di trasformazione missionaria che propone”.

La Evangelii Guadium è “il piano della diocesi di Roma”, ha ribadito il Pontefice che ha concluso l’incontro affidando due compiti alla comunità cristiana romana: il primo è “esercitare uno sguardo contemplativo sulla vita delle persone che abitano la città, cercando in ogni parrocchia di comprendere come vive la gente, cosa sente, cosa pensa, raccogliendo storie di vita significative, facendo parlare i vecchi per avere odore delle radici e andare avanti radicati e non gassosi”. Il secondo, ha concluso, è “esercitare uno sguardo contemplativo sulle nuove culture che si generano in città”.

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