La famigerata gita di maggio

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Di Davide Bianchi

Mese di maggio: tempo di gite scolastiche, visite guidate, pranzi al sacco e laboratori all’aria aperta. Cose che i bambini amano alla follia, giustamente. Tutto secondo la normalità, eccezion fatta per il sottoscritto che, soprattutto in questo periodo, è arrivato in fondo all’anno scolastico decisamente in debito d’ossigeno. Scadenze burocratiche, documenti ancora da redigere, piattaforme web nelle quali profilarsi e registrare le proprie attività extracurricolari, pratiche e scartoffie da sbrigare e archiviare il più celermente possibile, oltre a un’inesauribile e soverchiante pletora di noiosissime altre questioni che riguardano il lato amministrativo di questo lavoro, mi hanno sottratto tempo prezioso ed energie vitali, facendo sì che mi trascinassi alla fine di questo anno senza molta voglia di fare altro. Inclusa la famigerata gita di maggio. Tuttavia, portare la squadra del cuore fuori da quell’edificio nel quale siamo stati rinchiusi per quasi nove mesi, era non solo doveroso, ma direi anche terapeutico. Così, alla fine, la settimana scorsa, Luisa e io, abbiamo radunato la squadra al completo e siamo partiti di prima mattina in pullman alla volta di Fallavecchia, una frazione del comune Morimondo, in provincia di Milano. Lì, nel suggestivo contesto di una cascina ristrutturata, una compagnia teatrale milanese, denominata “Pane e Mate”, allestisce spettacoli e laboratori per bambini e ragazzi di tutte le età. Devo riconoscere che è stata un’esperienza positiva e i nostri giovani alunni hanno gradito sia la performance degli attori, sia la parte di laboratorio all’aria aperta tutta incentrata su decorazioni di immagini ambivalenti proprie della Gestaltpsychologie. Queste uscite alimentano lo spirito di gruppo e creano coesione e senso di appartenenza, ti consentono anche di conoscere i tuoi alunni da un’angolazione diversa, più personale, privata e lo stesso discorso credo valga anche per loro: vedono di te il lato più umano, a tratti più informale e autentico. Durante la pausa mattutina molti di loro mi hanno persino rifocillato offrendomi in assaggio qualche porzione degli stuzzichini che si erano portati con sé per l’intervallo: io avevo solo l’equivalente per il pranzo, ingenuamente convinto che la colazione abbondante fatta alle 6.30 potesse essere sufficiente per arrivare a mezzogiorno senza i crampi dovuti alla fame. Inutile dirlo, sono stati più avveduti di me. Andare in gita è anche questo “stare insieme”, e credo ne valga davvero la pena.

biadav@libero.it

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