La favola di Leclerc, che può imparare tanto da una rinuncia

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Vince la Ferrari. Anche nel Gran Premio di Singapore. Terzo podio consecutivo. E vince con una doppietta. Ma sul gradino più alto non c’è Charles Leclerc, c’è Sebastian Vettel. Lui, il pilota monegasco, che aveva trionfato in Belgio e in Italia, ha dovuto cedere il passo, per ordine di scuderia, come si dice, al suo compagno di squadra. Si correva su un circuito assurdo, tutto frenate e accelerazioni, e ha dominato la tattica a tal punto che Leclerc, trasformatosi nel tempo di poche settimane in un campione fatto e finito, non l’ha presa bene: un giro d’onore scuotendo la testa, la delusione sul volto dopo il traguardo. La tensione si è presto stemperata con la velocità, la determinazione, la spietatezza che lo contraddistinguono, ben sapendo che tantissimi ferraristi tifavano per lui perché in lui si nasconde l’idea del riscatto; la sempiterna favola dell’allievo che supera il maestro. Vettel ne aveva fatti di sacrifici per il ragazzino a Spa come in qualifica a Monza, ma chi è più giovane (21 anni contro 32) ha il fuoco dentro, l’egoismo del fuoriclasse, e non è disposto a rinunciare a nulla. Anche noi, sportivamente parlando, vediamo certe imposizioni che vengono dall’alto come delle ingiustizie. La Formula 1 vive di impeti, di gas a tutta, di follia che sfida il rischio e la morte: sono questi gli ingredienti che esaltano i tifosi. Però, se riflettiamo, Leclerc potrà diventare un mito, una leggenda, soltanto passando attraverso la privazione. La lezione che gli viene dalla gara di domenica sarà indispensabile per farlo crescere e maturare sorpasso dopo sorpasso. Così ho pensato che lo sport ci regala, ancora una volta, un paradigma che possiamo trasferire alla nostra vita: ci vogliono pazienza e fatica per arrivare in fondo. E il talento non basta se non è accompagnato da una buona dose di umiltà. Ci sono persone che, pur avendo le carte in regola, non sono mai state prime nella loro corsa, perché si sono attardate a criticare gli altri, a fare la vittima, a perdersi in sterili commenti sul nulla. Se Leclerc riuscirà a fare tesoro di una rinuncia sarà destinato a diventare anche più bravo di Vettel. La strada che ha davanti è ancora lunga e deve tenere lo sguardo fisso sull’orizzonte. Poi, la differenza, è tutta una questione di come affronterà gli spazi in curva. E non per lui, per un’intera squadra, per una nazione.a di Leclerc, che può imparare tanto da una rinuncia

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