«La fede dà pienezza alla guarigione»
La Diocesi promuove la Pastorale della Salute, se ne occupa don Michele Chiapuzzi al quale abbiamo rivolto alcune domande
Dallo scorso 1° ottobre don Michele Chiapuzzi, parroco di Codevilla e Retorbido, è stato nominato dal vescovo direttore per la Pastorale della Salute nella Diocesi di Tortona.
In occasione della Giornata Mondiale del Malato gli abbiamo chiesto quali sono le caratteristiche del suo nuovo incarico e il ruolo di questa realtà all’interno della Chiesa.
Partendo dalla premessa che la Pastorale della Salute non è rivolta solo ai malati, ma anche ai sani, don Michele, per farci comprendere la sua essenza, ha citato l’episodio che si trova nel vangelo di Marco della guarigione di un’emorroissa. «L’azione di Gesù – ha detto – non è solo quella di guarire, ma anche di salvare. In quella situazione, pur alla presenza di una grande folla, il Signore sente che qualcuno l’ha toccato e cerca con lo sguardo chi è stato, anche a costo di farsi prendere in giro dai suoi, essendo davvero troppe le persone che lo circondano. A quel punto la protagonista del gesto che aveva fatto immediatamente cessare il flusso di sangue, si fa avanti e Gesù le dice: “Donna, la tua fede ti ha salvata”. Sono queste parole che danno alla guarigione la sua pienezza». «Mancava, infatti, ancora un passaggio dalla guarigione alla salvezza. – ha precisato don Michele – È ciò che Dietrich Bonhoeffer chiama la “pro-esistenza”, cioè la disposizione a esserci per gli altri, a servizio della vita degli altri. La salute in nome della Chiesa è questo: che un altro nella sua esistenza sia vivo, o meglio risorto, usando un’espressione evangelica». È molto diffuso augurare la salute del corpo a qualcuno, ma in realtà questa da sola non basta. Anzi. «Come dimostrano grandi figure mistiche, quali santa Chiara, Marta Robin, santa Caterina di Siena, Simone Weil, – ha aggiunto il sacerdote – che hanno sperimentato una notevole sofferenza fisica, è possibile che la malattia diventi un mezzo per trasmettere un messaggio positivo e pieno di speranza per il mondo. La salute, secondo il vangelo, non è solo fisica, ma è quella capacità di stare dentro a una vita perché, attraverso di essa, altri abbiano la vita. Anche il malato allettato, inchiodato al male, con il suo dolore e con la sua fede rappresenta una testimonianza per noi. La Pastorale della Salute, allora, diventa farsi prossimo di queste persone, che il mondo egoista, costruito sull’immagine e sullo star bene, spesso ignora. Abbiamo bisogno di tornare all’essenziale».
Don Chiapuzzi ha poi raccontato di una ragazza che si era suicidata anni fa, alla quale avevano trovato nelle tasche dei blue jeans una lettera dedicata ai genitori in cui aveva scritto: “Posso dirvi che mi avete dato il necessario, pure il superfluo, ma non l’indispensabile…” e ha ribadito come sia importante saper dare l’indispensabile anche a chi ha già il necessario. Allo stesso modo «le cure che da sole non bastano a chi è malato. Il compito che la Diocesi ha voluto affidare a me – ha spiegato – è quello di cercare una connessione, un intreccio tra ciò che è la salute dal punto di vista costituzionale, intesa cioè come diritto di ogni cittadino, e l’esigenza dell’individuo di essere un uomo o una donna amati anche nella fragilità. L’indispensabile è un cuore che sa amare. Non basta la salute, ci vuole il cuore che ama. La mia azione non è solo quella di prete che impartisce l’unzione degli infermi, ben illustrata nella lettera di san Giacomo, ma è anche quella di trasmettere il messaggio che è la fede che salva, attraverso i gesti ma soprattutto attraverso un cuore che si converte».
Parlando dei progetti futuri, don Michele ha annunciato che vorrebbe organizzare a settembre una giornata di studi dedicata all’ambiente «che, come scriveva Teilhard de Chardin è il “milieu divin”, cioè il luogo dove Dio abita adesso, dove adesso cerca discepoli del Figlio suo per salvare l’umanità». Il Papa, attraverso l’Enciclica Laudato si’, chiama il mondo alla conversione ecologica e integrale dell’uomo e del creato. «Penso che i primi passi – ha concluso il neo direttore – si debbano muovere attraverso le indicazioni di una salute che ha a che fare con il creato e con l’ambiente e non includono solo gli aspetti fisici ma anche quelli che riguardano l’uomo nella sua interezza. Proprio il vangelo di domenica scorsa, la quinta del Tempo Ordinario, chiama gli uomini a essere sale della terra, in grado di dare sapore al mondo, così nella malattia, le situazioni quotidiane possono perdere il loro gusto ed è, dunque, importante cercare di recuperarlo».
d.c.