La felicità va condivisa e donata

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Venerdì scorso Mons. Marini ha incontrato il gruppo scout di Voghera

TORTONA – Nella serata di venerdì 15 marzo Monsignor Guido Marini ha incontrato la comunità capi e i giovani della branca R/S (ragazzi e ragazze dai 16 ai 20 anni) del gruppo scout Voghera 1, nella loro sede presso la parrocchia di S. Maria della Salute dei Padri Barnabiti. Il gruppo si compone attualmente di circa 110 soci: 40 lupetti 8-11 anni, 40 esploratori e guide 12-16 anni e 16 rover e scolte 17-21 anni, 14 capi tra cui l’assistente ecclesiastico p. Sundar Madri, presente all’incontro insieme al parroco, il barnabita padre Antonio Bongallino. Il filo conduttore dell’incontro è stata la felicità, scelto in quanto tema della Route Nazionale, che quest’estate riunirà a Verona tutti i capi scout d’Italia in occasione dei 50 anni dell’Agesci (Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani). L’associazione scout in questo tempo ha fatto crescere generazioni di donne e uomini meritevoli di fiducia perché capaci di fare del proprio meglio per lasciare il mondo migliore di come lo avevano trovato, ricercando la propria felicità nel procurarla agli altri. E per fare questo ogni giorno gli scout hanno ascoltato, camminato, osservato, spezzato il Pane e condiviso la Parola. Il vescovo ha avuto l’opportunità di interagire con loro, partecipando con slancio ed entusiasmo a giochi, attività e momenti di condivisione e ha concluso la serata focalizzando l’attenzione sulla ricerca della vera felicità che può essere trovata nel nutrire legami fraterni, nel coltivare la spiritualità e nell’incontro con Gesù. Nel suo breve e incisivo intervento ha sottolineato come «tutti siamo cercatori di felicità, la nostra vita lo richiede, vogliamo essere felici, ma non riusciamo a esserlo in maniera costante. Le cose umane non ci riempiono mai fino in fondo, come se ci fosse un desiderio che non trova una risposta ultima e definitiva». Come esempio ha citato il lago di Galilea e il Mar Morto, spiegando che questo si chiama così perché è un lago in cui l’intensità del sale è talmente alta da rendere impossibile qualunque forma di vita. Il lago di Galilea, poco lontano, è detto lago della vita perché ricco di flora e fauna, la vita feconda continuamente. «Il Mar Morto – ha detto – riceve acqua ma non la ridà, rimane stagna, riceve ma non dà. Il lago di Galilea riceve acqua e la ridona, ed è pescoso e vivo. Un elemento della felicità è quello del donare se stessi». «Più cerco la felicità e meno la trovo, – ha aggiunto il vescovo – è proprio quando non la cerco direttamente perché mi perdo, mi dono, penso più agli altri che a me allora ecco che trovo la felicità. La felicità possiamo intenderla come qualcosa legato a un’emozione o a uno stato d’animo, ma dobbiamo intenderla, invece, come aver trovato nella propria vita la verità, la consistenza, l’amore. Siamo fatti per esser amati e l’unico amore che ci riempie il cuore è l’amore del Signore».

Luca Manto

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