La festa che ci riconcilia

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Di Arianna Ferrari e Andrea Rovati

LEI

Tra poco sarà Natale. Momento di grazia e gioia perché Gesù si è fatto uomo ed è venuto a stare in mezzo a noi. Mi manca talvolta il silenzio per meditare cosa ciò rappresenti per noi cristiani e penso invece a Bukowski: “È Natale da fine ottobre. Le lucette si accendono sempre prima, mentre le persone sono sempre più intermittenti. Io vorrei un dicembre a luci spente e con le persone accese”. Non voglio fare discorsi spirituali e polemiche sul consumismo perché anch’io – ahimè – sono coinvolta. Vorrei solo essere concreta: Natale è il giorno in cui stare in famiglia. Da quando siamo sposati, tranne rare volte, abbiamo sempre organizzato a casa nostra. Nella dimensione domestica è sorto fin da subito un problema: la diversa provenienza delle nostre famiglie. La parte oltrepadana è più abituata al pranzo di Natale, quella lodigiana maggiormente affine alla cena della Vigilia. E ovviamente nessuno rinuncia alle proprie tradizioni. Il paradosso che dunque si è creato è che i cuochi (noi) non possono decidere i piatti nonostante in teoria i nostri familiari sarebbero ospiti. Provai una sola volta a dire: «Farei una lasagna» ma da entrambe le parti parve un insulto. I fatti sono dunque questi: la componente lodigiana vuole il pesce (saranno esauditi nell’antipasto), quella oltrepadana agnolotti in brodo come primo e non si discute. Ci ho messo anni a conciliare le due istanze ma ora non devo più pensare al menù perché è fissato… dagli altri. Ma pazienza. Basta viverlo insieme e il Natale è luce.

arifer.77@libero.it

LUI

Il mistero più grande, il senso della nostra esistenza: questo è il Natale. Il Verbo si fa carne e viene ad abitare in mezzo a noi, nel più profondo di ciascuno (“interior intimo mei”, dice sant’Agostino) come nella concretezza delle nostre giornate, e su tale doppio piano ci troviamo a vivere questo giorno. «Di che colore è il Natale?». La domanda posta ai bambini durante l’omelia interpella anche me: il colore del Natale è il bianco, il colore della Luce che viene nel mondo di cui ci parla Giovanni nel prologo del suo Vangelo. Mi riscopro bambino e ripenso con tenerezza all’angelo del mio presepe sopra la grotta di Betlemme e alla sua veste candida, affascinato dal mistero incomparabile che ho davanti agli occhi e desideroso di farmi prendere per mano per essere condotto nella sua pienezza. Natale è festa e va festeggiato in tutti i sensi ma, scendendo nel nostro presente, ciò non sempre è facile: bisogna conciliare i turni di lavoro e, cosa ancor più difficile, chi la organizza (invariabilmente io e Arianna) deve conciliare i partecipanti alla festa. Arianna è molto diplomatica e paziente, ascolta le opinioni (e i capricci) di tutti e cerca di soddisfare giovani e meno giovani, oltrepadani e lodigiani, carnivori e amanti del pesce, chi è astemio e chi invece non disdegna un buon bicchiere di vino. Io le do man forte, mi offro di fare quello di cui mi ritiene capace (poco)… ma ammetto di essere di parte: va bene (quasi) tutto ma a salame e agnolotti non rinuncio. Buon Natale!

andrea.rovati.broni@gmail.com

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