La libertà è un foglio di carta carbone
Celebriamo l’anniversario del 25 Aprile con l’uscita di un nuovo libro. L’ha scritto Lorenzo Robbiano e racconta storie novesi dal ventennio fascista alla caduta del regime
È in uscita il nuovo libro di Lorenzo Robbiano intitolato E venne il giorno della Libertà. Storie novesi dal ventennio fascista alla liberazione della città (edizioni Epoké). Sarà presentato domani, venerdì 21 aprile, presso la sala conferenze della Biblioteca Civica di Novi Ligure: interverranno Federico Fornaro e Pier Maria Ferrando.
In realtà sono due gli incontri in programma. Il primo, aperto a tutta la cittadinanza, alle ore 17.30 e il secondo, invece, dedicato alla partecipazione delle scuole, si terrà giovedì 27 aprile, alle ore 10, sempre in Biblioteca.
Lorenzo Robbiano, studioso di storia locale, Cavaliere della Repubblica Italiana, ex-direttore del settimanale Il Novese, sindacalista a tempo pieno nella CSIL e sindaco di Novi Ligure dal 2004 al 2014, ha al suo attivo numerose pubblicazioni. Tra le più recenti ricordiamo: I Senza Volto – Parte IV (2022); Salut’me a Ture (2021); Gianfrancesco Capurro (2022); Quattro passi per Novi (2022).
Con questa nuova opera lo scrittore, partendo dall’analisi della documentazione d’archivio, ha voluto ricostruire con dovizia di particolari gli accadimenti novesi dal 1922, esordio degli anni bui del fascismo, al 1945, liberazione della città e riconquista della democrazia. Obiettivo principale della ricerca è stato quello di descrivere come si viveva a Novi durante una fase tanto difficile e infausta, raccontando quanti hanno sofferto e patito l’arroganza del fascismo, assolutamente intollerante verso i non allineati. Come ha inteso descrivere quei tremendi momenti, con la spasmodica attesa della libertà, Robbiano la immagina e rappresenta in un “foglio di carta carbone”. Infatti, durante il fascismo la libertà poteva essere un semplice foglio di carta carbone per duplicare i volantini e diffondere la propria opinione, al contrario di oggi quando un personal computer, un editore, una tipografia, consentono di far circolare liberamente le proprie idee, che possono essere discusse, ma non soffocate.
“Senza eccessivo sforzo immaginativo – scrive lo storico novese – par proprio di vedere uomini e donne, rientrati stanchi dal lavoro, recuperare in gran segreto consunti fogli di carta carbone, un poco di carta velina, una penna, e apprestarsi a vergare righe di protesta contro il regime; se costoro fossero stati scoperti duplicare quei volantini artigianali, sarebbero andati incontro a guai seri, forse avrebbero perso la vita; eppure, sfidando paura e regime, spesso manifestini di dissenso venivano preparati e distribuiti, nottetempo, in città o negli stabilimenti, così come, con il semplice gesso, si scrivevano note di protesta sui muri delle fabbriche e sui marciapiedi della città. Parrebbe una storia antica… ma si parla di soli ottanta anni fa! Dietro quei fogli di carta carbone e quelle stecche di gesso, c’era la volontà di manifestare la propria opinione malgrado un regime che non consentiva di esprimerla, e, soprattutto, un infinito anelito alla libertà. Il desiderio di poter partecipare alla vita collettiva di un Paese nel quale, invece, contava un solo uomo, che decideva per tutto e per tutti. Oggi fa sorridere il pensiero di invitare un amico al ‘qui si beve’, per gustare un caffè accompagnato da ‘brioscia’, oppure entrare in farmacia e chiedere un ‘cialdino’ per il mal di testa; o, ancora, andare al cinema per assistere alla proiezione di un ‘filmo’, come era stato deciso in nome di una italianità che metteva al bando pellicole e nomi stranieri. Alcuni genitori, in spregio a tali norme, avevano deciso di chiamare i figli con nomi dall’accento straniero, come fu per Carniti, mitico sindacalista delle grandi lotte operaie, che, proprio per questa ragione, fu chiamato Pierre”.
Dietro i fogli di carta carbone c’era, dunque, la ribellione verso un sistema durato per molto, troppo tempo. Un sistema dittatoriale che, come tale, non tollerava di essere messo in discussione; un regime che licenziava il lavoratore che aveva scioperato per “scarso rendimento”, fino poi a negare il diritto all’astensione dal lavoro; un regime che aveva vietato la libertà di stampa e ogni altra forma di libertà espressiva, quale incontrarsi e parlare, discutere e decidere del proprio futuro; che aveva mandato tanti giovani a morire in guerra, per la folle pretesa di ricostruire un impero ormai anacronistico.
La mattina del 24 aprile 1945 sulla Torre del Castello sventolava un enorme drappo rosso, posizionato in accordo con il Comitato di Liberazione novese. Non era il segnale che Novi Ligure fosse finalmente liberata dal nazifascismo, ma era l’inizio della fine della guerra. Successivamente, alla bandiera rossa veniva affiancata anche quella inglese e quella americana. Solo libertà e democrazia consentono di poter decidere sul proprio futuro, e per questa ragione sono valori assoluti.
Vittorio Daghino