La lunga estate calda

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di Silvia Malaspina e Carolina Mangiarotti

Stiamo vivendo momenti impegnativi dal punto di vista termico: le nostre giornate trascorrono all’insegna della sensazione di umidiccio e, ovunque e con chiunque si intavoli un discorso, questo inizia inesorabilmente con: «Che caldo! Oggi è peggio di ieri: non si respira!» Logico e comprensibile che l’aspirazione di noi tutti sia di poter beatamente immergere le membra in una limpida e fresca distesa salmastra o di appisolarsi sotto le fronde di un albero, ritemprati dalla brezza montana, ma se si deve momentaneamente rinunciare a questi deliziosi rimedi, che cosa ci dobbiamo aspettare? Solo ripetute e lagnose geremiadi sulla sudorazione eccessiva, sulle temperature in costante aumento e sul tasso di umidità paragonato dai più a quello presente nella foresta amazzonica? «Basta! Tutti che si lamentano del caldo, sempre e in ogni situazione. Che noia: l’estate dura pochissimo! Nelle nostre zone abbiamo 9 mesi di inverno: coloro che non sopportano il caldo non potrebbero evitare di lamentarsi in continuazione e pensare a quanto sarà lungo il periodo di freddo? Sembra quasi che, noi che amiamo il caldo, ci dobbiamo sentire in colpa per l’altrui disagio!» «Il caldo c’è, non si può negare, ma per me niente è paragonabile all’estate del 2003: ero nel primo trimestre di gravidanza, avevo nausee h24, la temperatura oscillava tra i 30 gradi notturni e i 39-40 diurni: se sono sopravvissuta a quello, posso affrontare qualunque tipologia di calura.» «Secondo me conta tanto anche il condizionamento psicologico: se si sente parlare sempre di aumento delle temperature, si avvertirà maggiormente il caldo. E poi ogni anno al TG la stessa solfa: non uscite nelle ore più calde, bevete molta acqua, mangiate frutta e verdura. Ma no, dai, se non ci aveste avvisato avremmo fatto jogging sull’asfalto dalle 13 alle 15 dopo aver pasteggiato con fish and chips e sorseggiato vodka.» «È vero: ormai la tendenza dei media sembra essere quella di focalizzarsi su un argomento e sviscerarlo all’inverosimile. Adesso è il momento del caldo e delle apocalittiche previsioni sui cambiamenti climatici. Indubbio che, rispetto a qualche decennio fa, i fenomeni meteorologici si siano estremizzati, specie per quanto riguarda la violenza delle precipitazioni, ma il caldo a luglio c’è sempre stato, solo che si chiamava “canicola”, non gli venivano affibbiati nomi terroristici tipo “Caronte” e le persone sopportavano pazientemente, senza trasformare le abitazioni in igloo grazie all’utilizzo smodato del condizionatore. Insomma La lunga estate calda non è solo un film del 1958 con quella meraviglia inarrivabile di Paul Newman, ma è ciò che normalmente caratterizza i mesi di giugno, luglio e agosto (quest’ultimo nemmeno per intero) alle nostre continentali latitudini.»

silviamalaspina@libero.it

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