La memoria non ci inganna
Di Carlo Zeme
Margherita alle sei del pomeriggio di sabato si appiccica alla portafinestra che dà sul balcone, guardando i tetti là fuori, implorando che un qualsiasi supereroe la venga a liberare: da ormai più di quarantotto ore il classico malanno di stagione la tiene sotto scacco nella gabbia dorata della sua cameretta. Margherita a dir la verità è in netta ripresa, da qualche ora ha ripreso a saltare, ballare, gattonare e curiosare in giro per la casa, ma la convalescenza e la freddissima pioggia ci costringono a sognare l’estate e ripassare i versi degli animali su un libretto. La noia sembra avere la meglio su di noi, il resto del mondo sta per fare aperitivo e anziché buttarci giù, come un lampo, ci tornano in mente le centinaia di ore che io e Melina abbiamo trascorso all’oratorio, ore che spesso abbiamo speso con i “Bans” ovvero canti più o meno sensati, che non nego in passato di aver bollato come inutili ma che hanno dato il frutto di coinvolgere tutti i presenti. Frugo nella memoria e si fa largo una zanzara che chiamiamo Mosquito da provare a prendere, lanciare, mangiare e pure sputare; Margherita inizialmente confusa comincia ad approvare la danza seguendola con lo sguardo, la mamma allora sfodera un perfetto “Stendi panni”, un classico che fa esplodere di gioia la piccola ormai ex disperata. Sull’onda dell’entusiasmo Jack va in cucina con Tina, mentre per finire su un porto sicuro, mi metto a cantare di quella volta che c’erano quattro pirati sul mar dei Sargassi. In un attimo ho flashback di quando ero io quello che cantava e ballava, con pessimi risultati, in un piazzale enorme in mezzo a un oratorio assolato: “sembra quand’ero all’oratorio con tanto sole, tanti anni fa…” – cantava Adriano Celentano… Oggi è tutta un’altra stagione, un’altra ambientazione ma per fortuna Margherita è qui che se la spassa ricordandoci che ogni tanto è meglio fare un controllo ai cassetti della memoria perché possono saltare fuori cose meravigliose.
carlo.zeme@gmail.com