La Michelle sdegnata

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Di Silvia Malaspina

Cara la mia Michelle LaVaughn Robinson in Obama, la tua assenza all’insediamento presidenziale di Donald Trump lo scorso 20 gennaio ha destato quasi più scalpore dell’iconico copricapo a falda larga sfoggiato dalla first lady in carica: il tuo Barack spiccava solitario nel gruppo degli ex presidenti che, schierati insieme alle consorti, mostravano, a seconda dell’appartenenza politica, buon viso a cattivo gioco o soddisfazione nell’assistere all’entrata trionfale di The Donald alla Capital One Arena. Cara Michelle, non sono chiare le motivazioni della tua diserzione: la versione ufficiale riporta che “Michelle non è una di quelle che si mette la faccia simpatica e finge per il bene del protocollo”, a rimarcare il tuo sdegno verso il nuovo presidente e la tua estrema coerenza nel non voler partecipare a un evento che hai ritenuto intollerabile. Ma non finisce qui: i soliti bene informati hanno fatto rimbalzare da una parte all’altra dell’Oceano il sensazionale gossip secondo il quale tu e Barack sareste in profonda crisi e che tu abbia voluto manifestamente punirlo a causa di una sua presunta liaison con l’attrice Jennifer Aniston. Cara Michelle, io spero che le voci che vi danno separati da mesi siano infondate: dai tempi di Jacqueline e John Fitzgerald Kennedy non si era vista una coppia (ex) presidenziale così ben assortita, trasudante complicità, impegno, acume e quel glamour innato che vi ha di fatto consacrato simbolo dei Democratici. Se posso permettermi, cara Michelle, in quest’occasione mi hai delusa: se pur queste illazioni di tradimenti e separazioni fossero reali, era tuo dovere, in qualità di ex first lady e per rispetto verso coloro che ai tempi elessero Barack presidente, partecipare all’incoronazione del tuo inviso Trump: nessuno ti avrebbe obbligata a mostrare compiacimento o entusiasmo, sarebbe bastata una muta, statuaria presenza. Per contro vorrei farti notare l’atteggiamento di quella volpona di Hilary Clinton, che avrebbe innumerevoli motivi per voler incenerire sia Trump, sia il plurifedigrafo consorte Bill: si è accomodata con signorilità accanto all’imbolsito coniuge, assistendo al discorso di insediamento con una studiata impassibilità che lasciava trapelare un «Povera me, cosa mi tocca sentire!», per poi lasciarsi andare a una risatina commiseratoria all’annuncio del neo presidente di voler cambiare la denominazione del Golfo del Messico in Golfo d’America. Cara Michelle, potevi fare uno sforzo: se persino la glaciale Melania ha tollerato, seppur con espressione inequivocabile e a labbra serrate il bacio di Donald, tu potevi stemperare il tuo bruciante sdegno.

silviamalaspina@libero.it

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