La Provincia di Pavia boccia l’allevamento di galline ovaiole

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Soddisfatto il Comitato per la Salute della Bassa Valle Scrivia. Il sindaco di Casei: «Tutte le regole devono essere rispettate»

MOLINO DEI TORTI- L’Amministrazione provinciale di Pavia ha bloccato per la seconda volta il progetto dell’allevamento di galline ovaiole proposto a Casei Gerola, comunicando lo scorso 17 luglio alla ditta proponente, l’Avigest, e agli enti coinvolti, il diniego per improcedibilità dell’istanza. Questo, in sintesi, è l’esito della VIA (valutazione d’impatto ambientale) della Provincia di Pavia che, come si legge nella documentazione “considerato che la variante urbanistica impone la verifica di assoggettabilità alla VAS (valutazione ambientale strategica) e tenuto conto delle numerose note pervenute dagli enti competenti in materia ambientale, vengono a mancare i presupposti per il prosieguo del procedimento”. La complicata vicenda ha visto sollevarsi gli amministratori e i cittadini piemontesi confinanti con il comune pavese di Casei Gerola, potenzialmente candidato ad accogliere un maxi allevamento da 210.000 galline ovaiole sul proprio territorio, ma a 300 metri dalle prime case di Molino dei Torti, in provincia di Alessandria, con ripercussioni negative nei soli comuni piemontesi confinanti che, già nel maggio scorso, avevano presentato, insieme ad Arpa Piemonte, le proprie osservazioni alla Conferenza dei Servizi.

La Bassa Valle Scrivia, nel frattempo, si è anche unita in un Comitato per la Salute, che ha accolto anche decine di sigle associazionistiche del mondo animalista e ambientalista. Ora, dopo il secondo stop da parte della Provincia di Pavia, sono 10 i giorni messi a disposizione della ditta per ribattere ma, come è stato sottolineato in una nota dal sindaco di Castelnuovo Scrivia, Gianni Tagliani, “è molto difficile che possa farlo”. «Non avevamo dubbi sull’improcedibilità dell’istanza per una difformità urbanistica rilevante. prosegue Tagliani – Evidente ai più, ma non a tutti. Ringrazio tutte le associazioni che si sono adoperate, i colleghi amministratori dei comuni piemontesi, Arpa e la Direzione regionale Ambiente del Piemonte, i tecnici e i nostri consulenti per il lavoro sin qui svolto. Ora è stato esaminato l’aspetto urbanistico, ma sul piano ambientale il progetto presenta criticità più volte rilevate per le quali mi auguro che sia rivalutata l’opportunità chiudendo la pratica definitivamente». Anche il sindaco di Casei Gerola, Leonardo Tartara, che lo scorso 20 giugno aveva invitato i sindaci della Bassa Valle Scrivia a una “conferenza di verifica” nel palazzo comunale e aveva ascoltato le loro eccezioni, ha preso atto dei fatti, ribadendo che non vuole farne una “questione di principio” (secondo Tartara non ci si può opporre per partito preso, altrimenti non si realizzerebbero più insediamenti produttivi, ovviamente sempre nel rispetto delle regole) e che, comunque, non si tratta di un progetto di punta della sua amministrazione comunale. «La richiesta è stata presentata da un privato – ha detto – per terreni di un altro privato. Nel momento in cui, con la conferenza dei servizi gestita dal Comune di Casei Gerola è stato deciso di sottomettere il procedimento a valutazione ambientale strategica (VAS), eravamo coscienti che la VIA in corso sarebbe decaduta, mentre il procedimento VAS va avanti». «Sui terreni agricoli in questione – prosegue Tartara – è possibile fare un allevamento, ma una norma aggiuntiva del Piano regolatore di Casei Gerola prevede che per un allevamento il cibo per gli animali deve essere prodotto per almeno il 50% dall’allevatore: ciò non è possibile nel caso in questione perché i mangimi verrebbero dati dalla ditta Aia e non possono essere prodotti in loco. Quindi, perché l’allevamento si possa fare, il consiglio comunale dovrebbe cambiare quella parte di Pgt». Quest’ultimo, in linea di principio non è contrario ad allevamenti sul territorio, ma, come ha spiegato il sindaco Tartara prima e dopo le elezioni, questi devono essere fatti nel rispetto dei requisiti ambientali. «Inquinamento da polveri e odori devono essere conformi alle normative vigenti – ha precisato Tartara – e ci deve essere un livello accettabile di benessere per gli animali. Il primo è un tema tecnico, il secondo etico. Se entrambi non sono rispettati, l’allevamento lo possono fare altrove. Oggi non ci sono le condizioni per proseguire nel progetto così come presentato».

Alessandra Dellacà

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