La storia del teatro bronese custodita da Peppino Bruni
Una documentazione inedita, affidata alle “cure” della Compagnia dialettale di Broni e del “Carbonetti”, che potrebbe essere il primo tassello di un archivio della memoria
In questo fosco periodo che ci obbliga a stare relegati in casa e a limitare i contatti sociali, il pensiero corre, con grande malinconia, a una di quelle attività che faceva parte della nostra vita e che consentiva di assaporare un senso di allegria: poter assistere a spettacoli teatrali. Una attività che per i cittadini di Broni vanta una radicata tradizione se è vero, come è vero, che la città può contare su ben due teatri: il teatro “Carbonetti”, completamente ristrutturato, erede del teatro “Sociale” costruito nel 1881 su progetto dell’architetto Febo Bottini e il teatro dell’oratorio “Alessandro De Tommasi”, già cinema teatro “Astra”.
Una tale disponibilità di mezzi ci fa capire quanto possa essere stata intensa, nel tempo, la passione dei bronesi per questa espressione dell’arte.
I documenti provano che già nei primi anni del 1900 era attivo a Broni un gruppo teatrale guidato dal concittadino e grande poeta dialettale Gino Cremaschi, che si esibiva in commedie e drammi sia sul palcoscenico del teatro cittadino sia su quelli dei paesi limitrofi.
La tradizione teatrale, giocoforza interrotta dallo scoppio del primo conflitto mondiale, riprese nell’immediato dopoguerra per giungere poi, superato anche l’evento della seconda guerra mondiale, sino ai giorni nostri.
E se ha potuto essere documentata lo si deve ai vari reperti (fotografie, manifesti, locandine, copioni, articoli di giornali) che alcuni protagonisti hanno voluto gelosamente conservare tra i cimeli di famiglia.
È il caso di Peppino Bruni (Brünei) la cui raccolta abbraccia il lungo arco temporale che corrisponde alla durata della sua stessa vita.
Bruni fu, nel mondo del teatro bronese, di volta in volta attore, efficace organizzatore, preciso rammentatore e documentato storico.
La famiglia di Peppino, con grande spirito di generosità e con la consapevolezza dell’importanza del passato e della storia per costruire presente e futuro, ha deciso di mettere a disposizione della comunità questo straordinario “fondo” affidandolo alla “cure” della Compagnia dialettale di Broni e del teatro “Carbonetti”.
Nel prossimo mese di settembre, pandemia permettendo, è intenzione della Compagnia “celebrare” il dono con una serata dedicata proprio a Peppino Bruni nella cornice dei giardini di Villa Nuova Italia.
Peppino Bruni fece il suo esordio come attore nel 1933 interpretando la parte del dottor Piero in “Fidansament uficial”, una commedia in vernacolo bronese scritta da Francesco Ferrari.
Qualche anno dopo eccolo far parte del balletto degli “Sgaratà sister” nella rivista “Le Donne, i Cavalier, l’Arme, gli Amori” andata in scena nel marzo del 1936 al “Carbonetti”.
Bruni, che rientrava nel Gruppo Filodrammatici Bronesi, partecipò a tutte le tappe di questa compagine che si distinse, durante il “ventennio”, per la bravura dei suoi attori che riportarono premi in alcuni concorsi provinciali.
Il teatro bronese camminava allora sulle gambe di personaggi come Virginio (Ginio) Botta, Francesco Ferrari (che alle doti di attore univa la sua prerogativa di autore di pregevoli testi teatrali), Carlo Cambieri, Anita Gallati, Angela Bergamini, Peppino Muggiati, Carlo Scabrosetti, Lino Salvaneschi (Babasch), il baritono Francesco Dettoni e moltissimi altri.
Nei primi anni Cinquanta, superata la tragedia del conflitto mondiale e i gravi problemi della ricostruzione in un Paese vinto e distrutto, riprese la voglia di teatro: Ferrari, Botta, Cambieri erano ancora i protagonisti e faranno da trait d’union con le nuove individualità che stavano emergendo, come Franco Mezzadra, prima attore e dopo regista e Mario Salvaneschi (Lasaratt), artefici della compagnia del “Teatro Dialettale Bronese” costituitasi nel 1977.
Della compagnia, con Mezzadra e Lasaratt, faranno parte Lino Silva, Angelino Maggi (Sigalei), Armando Buiatti, Antonio Colombi, Carlo Rossetti (Bèu)… per citare solo alcuni nomi.
Di questa avvincente storia Bruni è stato il puntuale, rigoroso testimone tanto da garantirci la sua documentazione sino al 1996 in cui sospese le sue rilevazioni.
Nel frattempo il Teatro Dialettale Bronese ha passato il testimone alla “Compagnia Dialettale dell’Oratorio” che ha preso sulle proprie spalle il compito di proseguire l’attività teatrale, operando con successo.
Nei primi anni di presenza sulle scene della Compagnia, Brunei è ancora della partita, insieme a Lasarat, Silva, Maggi, Buiatt, Alloni e, oltre ad essere prodigo di consigli per le nuove leve, continua a svolgere il preziosissimo e difficile ruolo di “rammentatore”.
Il fondo documentale di Peppino Bruni è un patrimonio della storia del teatro locale, ed è speranza e auspicio di tutti gli appassionati di teatro di Broni e dintorni che possa essere integrato con la documentazione in possesso degli eredi di altri che furono figure preminenti della vicenda (cito Francesco Ferrari, Virginio Botta, Antonio Colombi, Lino Salvaneschi, Armando Buiatti, Mario Salvaneschi), al fine di poter creare un archivio da conservare gelosamente nel teatro cittadino.
Francesco Bergonzi