La Veglia Missionaria in cattedrale

Visualizzazioni: 1060

Presentato il video realizzato dal Centro Diocesano

TORTONA – La Giornata Missionaria Mondiale, che tutta la Chiesa ha celebrato domenica scorsa, è stata preceduta, in diocesi, da un momento di preghiera e di riflessione in cattedrale, la sera di venerdì 16 ottobre. Quest’anno, però, la tradizionale Veglia non è stata presieduta dal vescovo, assente a causa di un imprevisto, ma da don Stefano Calissano, direttore del Centro Missionario Diocesano. All’inizio della funzione il celebrante, citando Papa Francesco, ha ricordato che ci sono tre modi per vivere pienamente la missionarietà nella Chiesa e sentirsi coinvolti nell’annuncio del vangelo.

Questi sono la preghiera, l’informazione unita alla conoscenza e l’aiuto concreto. Per quanto riguarda il conoscere, don Stefano ha ricordato il video, visibile sul sito della diocesi, realizzato dal Centro Missionario con tutti i religiosi e le religiose impegnati nel mondo che hanno raccontato l’aspetto missionario vissuto dalla Chiesa diocesana.

Dopo la lettura di un passo del messaggio del Papa per la Giornata Missionaria 2020, intitolata «Eccomi, manda me! Tessitori di fraternità», sono seguiti tre momenti di ascolto di alcuni brani del libro di Giona, del viaggio di San Paolo verso Roma, tratto dagli Atti degli Apostoli e di testimonianze missionarie. Nel primo, dedicato alla chiamata, è stata letta la storia di Albina Poshapir, infermiera cattolica di Mumbai, in India, responsabile presso il “Nair Hospital”, la più grande struttura Covid-19 della zona, dei pazienti positivi e con 617 infermiere sotto la sua responsabilità. Nel secondo – la tempesta – è stata raccontata l’esperienza di Andrea e Chiara Guerra e della figlia Matilde, una famiglia dell’Associazione Laici Pime (ALP) che dal 2019 vive nella periferia di San Paolo in Brasile e che in quel contesto ha affrontato il dramma del Covid. Infine, nel terzo momento, dedicato alla salvezza, dopo la lettura della Parola è seguita la riflessione di don Calissano. «Le parole di Isaia – “Eccomi, manda me” – sono le stesse che nel nostro oggi dobbiamo rispondere alla chiamata del Signore. Il profeta le ripete in un momento difficile della sua predicazione, quando si torva nella tempesta e ha bisogno di tornare alla sorgente della sua vocazione». «In questo momento di smarrimento – ha proseguito il sacerdote – la missione della Chiesa che è testimonianza dell’esserci di Dio accanto all’uomo, prende i connotati della vicinanza nella tempesta che dà speranza». La missione, infatti, non è niente altro che «testimoniare la presenza di Dio nella vita dei fratelli e diventare segno e strumento della salvezza che si incarna nella storia concreta dell’umanità. Essere missionari nella Chiesa vuol dire percorrere con Gesù le strade del mondo per annunciare che ci sono sempre un senso e una speranza». La veglia è proseguita con il man- dato missionario che «rinnova la chiamata di Dio ad essere strumenti del suo amore nel mondo» e il canto del Padre nostro. Dopo la benedizione finale, ai presenti è stata consegnata l’immagine del volto santo di Gesù venerato da santa Teresa di Lisieux, patrona delle missioni. Daniela Catalano

Commenti: 0

Il tuo indirizzo mail non sarà reso pubblico. I campi obbligatori sono segnati con *