«La Visita Pastorale è benedizione e impegno per le nostre valli»
Sabato 15 febbraio, alle 18, a Viguzzolo la messa di apertura celebrata dal Vescovo. L’intervista a don Gino Bava Vicario Foraneo della Valle Curone e della Valle Grue
VIGUZZOLO – Sabato 15 febbraio, alle ore 18, nella Parrocchia della Beata Vergine Assunta, si terrà la celebrazione di apertura della Visita Pastorale del Vescovo Monsignor Vittorio Viola nel Vicariato della Val Curone e della Val Grue. Alla funzione eucaristica saranno presenti i sacerdoti del Vicariato e le rappresentanze laiche e religiose delle comunità parrocchiali del territorio. La Visita da domenica entrerà nel vivo nelle Parrocchie di Palenzona, Avolasca e Sarezzano e proseguirà fino a domenica 17 maggio. In questa intervista il Vicario foraneo, don Gino Bava, ci spiega le peculiarità del suo Vicariato.
Come si presenta il territorio del Vicariato della Valle Curone e della Valle Grue?
«Il nostro Vicariato è composto da due valli che corrono quasi parallele, una, la Val Grue, più piccola e collinare e una più estesa e per larga parte montuosa, la Val Curone. Entrambe in Provincia di Alessandria si estendono la prima dalla periferia di Tortona al versante della Val Borbera e la seconda tra la pianura posta sul confine tra Piemonte e Lombardia e i primi contrafforti dell’Appennino Ligure. Il nostro Vicariato conta 39 parrocchie (da 3 a 3000 abitanti). Attualmente gli abitanti dovrebbero essere circa 12.500. I sacerdoti incaricati stabilmente di servizi pastorali nel nostro Vicariato sono 10, dei quali effettivamente residenti nel Vicariato 5. Non sono presenti diaconi permanenti. Il Vicariato storicamente risulta dalla fusione di ben quattro precedenti Vicariati (il Vicariato di Volpedo e quello della Valle Grue, che facevano parte della zona di Tortona) e dei Vicariati di San Sebastiano e dell’Alta Val Curone (che costituivano insieme la zona di San Sebastiano) a questi fu aggiunta Viguzzolo (Parrocchia Cittadina) come punto di sutura e di unione, essendo alla confluenza delle due strade principali delle due valli».
Quali sono i punti di forza e le caratteristiche del territorio?
«Segnalerei prima i punti di debolezza, altrimenti rischiamo di perdere la giusta prospettiva delle cose. In primo luogo la situazione demografica delle nostre Valli che dopo un forte calo dovuto alla migrazione verso le città e l’occupazione industriale, ora sta vivendo una fase di lento ma progressivo impoverimento naturale: a volte, lo diciamo tra di noi sacerdoti, abbiamo l’impressione di essere messi a guardia di “paesi fantasma” per essere poi, funerati gli ultimi abitanti, i preposti a spegnere la luce.
Sappiamo di avere a che fare con gente buona ma senza un futuro economico e demografico.
Il Parroco di Volpeglino, mio predecessore, con grande lungimiranza scriveva già in occasione della Visita Pastorale del Vescovo Bongianino nel 1980: “I giovani vanno ad abitare in città, conservano (magari vuota) la casa in paese per ragioni economiche o per la buona stagione. Avanti di questo passo, il paese diventerà un agglomerato di vecchi e si avvierà ad un mesto tramonto”. Aggiungeva poi speranzoso “Speriamo che cambi la tendenza”. Finora la tendenza non è cambiata se non per la sopraggiunta presenza di non pochi immigrati stranieri soprattutto rumeni ed ucraini.
Le forze di lavoro e gli studenti convergono verso i centri maggiori, Tortona, Pavia, Genova e Milano. Resiste tra mille difficoltà e con scarsissimi guadagni ancora un po’ di agricoltura, e un po’ di terziario, soprattutto nell’ambito del turismo. A parte l’insediamento di Castellar Guidobono, industrie non ne abbiamo e l’artigianato, in forte crisi, è concentrato soprattutto a Viguzzolo. Per quanto riguarda i punti di forza direi che in primo luogo va segnalato il fatto che la nostra gente frequenta a
bbastanza le funzioni religiose e più il paese è piccolo e più è alta la percentuale di frequenza. Il parroco rappresenta ancora un punto di riferimento certo e saldo, più ancora dei sindaci i quali vanno e vengono. La nostra gente si riferisce al parroco, anche per questioni pratiche: i parroci fungono anche in una certa misura da assistenti sociali. Nel nostro Vicariato c’è poi il “Centro Paolo VI”, struttura benemerita di grande carità e la Casa di Riposo delle “Missionarie della Carità” di San Sebastiano che è poi anche l’unica casa religiosa presente sul territorio. Abbiamo anche in alcune parrocchie (Garbagna, Casalnoceto, Viguzzolo, San Sebastiano) la presenza di alcune Confraternite: ognuna con la sua storia e realtà.
Le nostre chiese sono, generalmente, quasi tutte in abbastanza in ordine, pur abbisognando comunque di continui e dispendiosi interventi, ormai largamente al di là delle possibilità economiche concrete delle singole comunità.
Inoltre va detto che in quasi tutte le Parrocchie e anche nei piccoli e numerosi oratori di paese ci sono dei collaboratori o degli incaricati, validi e degni di fiducia».
Nel vicariato c’è la presenza di stranieri e come è la convivenza?
«Premesso che per un cristiano, come ci ricorda spesso Papa Francesco, nessuno è veramente straniero e tanto più per un cattolico la cui natura e proiezione, universale già a partire del nome, unisce tutti nell’impegno missionario e soprattutto, quando si tratta di cattolici sia di rito latino sia di rito orientale, nella condivisione della stessa fede, degli stessi pastori e dei medesimi sacramenti, tra gli abitanti delle due Valli si registra una percentuale di cittadini immigrati da altri Stati: si tratta principalmente fedeli ortodossi con un limitato numero di musulmani. Tale percentuale varia da Comune a Comune si passa dall’0% al 24 per cento di San Sebastiano, dove è presente una numerosa comunità rumena. La convivenza è generalmente buona, gli immigrati da noi sono rispettosi delle leggi e degli usi locali e non si sono registrati episodi né di razzismo né di malavita: il numeroso gruppo (ora trasferito) “esiliato” nel paesino di Bruggi, pur nella difficoltà oggettiva non abbia dato, per quanto mi risulti, alcun problema. Ricordo la grande accoglienza data dal compianto sindaco di Volpedo, Giancarlo Caldone, ad una famiglia africana da tempo perfettamente integrata in paese a tal punto da aver voluto aggiungere al cristianissimo nome Stefano di uno dei suoi pargoli anche quello di Volpedo per esprimere la propria gratitudine alla comunità che li ha accolti. Segnalo poi la collaborazione che qui in Parrocchia da me si è stabilita con alcune famiglie musulmane nell’ambito Caritas e durante il Grest estivo.
Sono piccoli segni di una convivenza possibile purché gestita con ponderazione e buona volontà da parte di tutti. A tutt’oggi, se vogliamo ben vedere, agli “onori” delle cronache giornalistiche per le sue posizioni integraliste e massimaliste è assurta un’italiana, residente sì a Garbagna, ma con il cuore altrove, a quanto si è letto sui quotidiani nazionali».
Come vi siete preparati alla Visita Pastorale?
«La preparazione è stata duplice; remota e prossima.
In primo luogo da tempo abbiamo cercato di riflettere sulle lettere pastorali del nostro Vescovo e di darne un ricaduta soprattutto a livello di consapevolezza ecclesiale sul nostro territorio con momenti di confronto, di ascolto, di dialogo e di approfondimento: ricordo in modo particolare il Convegno Vicariale del 10 maggio dello scorso anno presso il Santuario della Madonna del Lago dove i delegati delle varie parrocchie hanno esaminato la nostra situazione concreta a partire dalle lettere pastorali del Vescovo e del Convegno Ecclesiale Diocesano del 2018, avanzando proposte e suggerimenti concreti per la riorganizzazione del servizio pastorale presso le nostre popolazioni. Più prossimamente si è impostato il lavoro a livello vicariale durante alcuni incontri con il clero del Vicariato e con i rispettivi consigli pastorali parrocchiali o interparrocchiali. Inoltre proprio in queste settimane il Vicario Generale e il sottoscritto in qualità di Vicario Foraneo stiamo compiendo la “pre-visita”, come convisitatori scoprendo la grande ricchezza di impegno e di sacrifici che intesse le opere e i giorni dei nostri sacerdoti e delle nostre comunità.
Una grande benedizione e insieme un grande impegno per il futuro delle nostre Valli».
Quali sono le aspettative e le speranze che riponete nella Visita per la vostra Chiesa locale?
«Mi piace a questo punto presentare dei dati oggettivi e non elucubrazioni mie personali.
Mi riferisco alle proposte che in occasione del Convegno Vicariale sono emerse da parte dei nostri delegati per le scelte future da compiersi per una continuità e magari un miglioramento del servizio pastorale nel nostro Vicariato.
Quale modo migliore per esprimere cosa si aspetta la nostra gente dalla Visita Pastorale del nostro Vescovo Vittorio? Si è proposto di: concentrare, anche come segno di comunione, le celebrazioni più importanti dell’anno in modo che risultino maggiormente curate; di badare maggiormente alla formazione degli addetti alla preparazione della liturgia e dei lettori e in genere di tutti i collaboratori parrocchiali; di ripensare il ruolo delle associazioni presenti specie le confraternite in modo queste associazioni siano una risorsa al servizio della pastorale di tutta la Comunità; di offrire maggiore formazione e aggiornamento per tutti i catechisti, con l’“Introduzione percorsi di catechesi per adulti a livello Vicariale”; di considerare l’opportunità di realtà oratoriali che siano interparrocchiali e la formazione di animatori ed educatori; di creare un maggior coordinamento delle attività caritative già presenti in Vicariato; di valutare la frequenza alle celebrazioni in modo dettagliato e stabilire anche un minimo numerico per la messa festiva da stabilirsi a livello diocesano e anche un massimo (una messa ogni 1000 abitanti); di ripensare alla possibilità, con tutte le cautele e garanzie, di chiedere alcuni aiuti esterni rispetti alla nostra Diocesi; di realizzare tra le parrocchie un “network” di notizie efficiente per coinvolgere sempre più le diverse comunità, in modo che anche i centri più piccoli non si sentano isolati o comunque abbandonati.
Da parte mia solo un pensiero di gratitudine che poi ripeterò personalmente anche al Vescovo.
Grazie per tutto quello che fa per la nostra amata diocesi, grazie per lo zelo pastorale che la fatica della Visita Pastorale manifesta, grazie per non aver trascurato il dovere della Visita: ci ha impegnato e ci impegna, ma ci ha ricordato anche l’urgenza di portare a tutte le anime la Grazia di Cristo».
Daniela Catalano