L’altare richiama la vita in Cristo

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Sabato scorso il rito di dedicazione della nuova mensa eucaristica nell’abbazia di Rivalta Scrivia

TORTONA – È certo che sabato 1 luglio 2023 entrerà a far parte della storia millenaria dell’Abbazia di Rivalta Scrivia. Nel pomeriggio, infatti, il vescovo, Mons. Guido Marini, ha presieduto la S. Messa di dedicazione del nuovo altare, realizzato sul progetto dell’artista Raul Gabriel, insieme all’ambone e alla sede, per adeguare il presbiterio alle attuali esigenze della liturgia, secondo le previsioni della riforma conciliare. La dedicazione dell’altare non è una “inaugurazione”, che sancisce la fine dei lavori di restauro e adeguamento, ma un evento spirituale di grande pregnanza e di notevole bellezza, per la ricca trama simbolica che lo caratterizza. Don Claudio Baldi, direttore dell’Ufficio diocesano per la Liturgia, all’inizio ha illustrato brevemente la valenza, tutta cristologica. Poi il parroco, don Giuseppe Massone, ha rivolto un commosso saluto e un sentito ringraziamento al vescovo, ai sacerdoti concelebranti, alle autorità e ai numerosi fedeli presenti, sottolineando come l’apprezzabile esito del nuovo presbiterio sia frutto di una condivisione d’intenti e dell’impegno concreto e generoso di diversi enti e di tante persone.

Il rito ha avuto inizio con la benedizione dell’acqua, segno del lavacro battesimale: il vescovo, percorrendo la navata centrale, ha a- sperso il popolo e il nuovo altare. Dal nuovo ambone il diacono permanente ha proclamato il Vangelo. Poi Mons. Marini ha pronunciato la sua intensa omelia, traendo il motivo dominante – “viventi in Cristo Gesù” – dalla seconda lettura, la Lettera di San Paolo ai Romani. «Ben si addice questa espressione dell’Apostolo a quanto stiamo celebrando – ha detto – perché l’altare è esattamente il segno di Cristo ed è da quell’altare che scaturisce quella vita che è donata a noi (…). Per questo l’altare ha sempre una sua particolare bellezza, anche nella diversità degli stili che lo caratterizzano, perché è un richiamo potente alla bellezza della vita in Cristo Gesù, che da lì scaturisce e da lì raggiunge ciascuno di noi, che proprio per questo diventiamo “viventi in Cristo Gesù».

Dopo la recita del “Credo”, il canto delle Litanie dei Santi, eseguito dal piccolo ma vivace e ben preparato coro parrocchiale, è servito a far sedimentare nella mente e nel cuore la Parola ascoltata, richiamando l’unione tra l’assemblea terrena dei fedeli e quella celeste dei Santi.

La preghiera di Dedicazione è un testo lungo, ma bellissimo e solenne, con i suoi richiami ai “segni antichi” (gli altari di Noé, Abramo, Mosé) della storia della salvezza, cui Cristo, “altare, vittima e sacerdote”, ha dato compimento nel mistero della sua Pasqua.

Un sottofondo biblico, che ne avvalora l’espressività simbolica naturale, hanno anche i gesti – l’un- zione, l’incensazione, la copertura e l’illuminazione – e gli elementi che sono il crisma, il fuoco, l’incenso, la luce, con i quali il rito procede, fra i canti e le preghiere, in nobile semplicità, a rendere l’altare non solo centro geometrico della chiesa-edificio, bensì centro sacramentale della Chiesa-comunità cristiana. La copertura dell’altare con le tovaglie preparate dalle donne rivaltesi, l’ornamento con i fiori dei loro giardini, la presentazione dei doni offertoriali da parte di due bambini della prima comunione, ha reso più evidente il segno dell’altare come mensa eucaristica, fonte dell’unità e della missione della Chiesa.

L’abbraccio di Mons. Marini a don Giuseppe e all’artista Raul Gabriel ha quasi dato corpo e suggellato l’indescrivibile legame tra fede ed arte, che da secoli si è realizzato e continua fino ad oggi a realizzarsi all’Abbazia di Rivalta.

Al termine della Messa, il congedo del diacono – «Glorificate il Signore con la vostra vita. Andate in pace» – non è caduto nel vuoto dell’abitudine e su un’assemblea frettolosa di lasciare la chiesa, è parso risuonare davvero con la forza di un mandato, rivolto a tutti e a ciascuno, affinché il profumo dell’incenso che ancora aleggiava si possa spandere nel mondo come “soave fragranza di Cristo”.

Luisa Iotti

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