L’altro Mike

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Di Ennio Chiodi

Ha accompagnato, fin dalle origini, la storia della televisione e quindi del costume e della società del nostro Paese. Nato il 26 maggio 1924 a New York, da genitori di origine italiana, Michael Nicholas Salvatore Bongiorno visse gli anni della sua avventurosa giovinezza tra gli Stati Uniti e l’Italia, dove contribuì a consolidare la neonata televisione. Il più noto dei suoi programmi “Lascia o Raddoppia?” – non era altro che la versione riveduta e corretta di un format americano già di successo, ma cambiò letteralmente le abitudini degli italiani, assiepati il giovedì sera nei bar o nelle case dei pochi fortunati amici che già possedevano un televisore. Fu solo il primo di una serie di prodotti televisivi basati sulla capacità dei concorrenti di dimostrarsi colti in un’Italia ancora alle prese con l’alfabetizzazione e con la scolarizzazione generalizzata. Ricordiamo “Campanile Sera”, “Il Rischiatutto”, “La Fiera dei Sogni” e tanti altri, ideati quando la Televisione era unica e pubblica. “La vita è tutta un quiz”, avrebbe cantato Renzo Arbore, un altro grande protagonista di una televisione più matura, negli anni ’80, quando il contesto stava cambiando. Mike che tutto aveva intuito fin dall’inizio, colse anche quel cambiamento fin dai primi segnali, trasferendosi armi e bagagli alla corte di Silvio Berlusconi, fondatore dell’impero televisivo privato che avrebbe condizionato in profondità le vicende politiche e culturali del Paese. Anche dalle parti di Cologno Monzese avrebbe firmato e condotto programmi di grande successo. Non basterebbe un capitolo per ogni riga di questo breve articolo per raccontare Mike e l’Italia che cambiava con lui, ma è opportuno tornare alle origini. In quella primavera del 1924 in cui Bongiorno nasceva negli Stati Uniti, in Italia Giacomo Matteotti veniva ucciso dai fascisti, che stavano imponendo un regime di violenza e sopraffazione, con il quale anche il giovane Mike avrebbe dovuto fare i conti, una ventina di anni dopo. Tornato in Italia ancora bambino con la madre Enrica Carello, rampolla di una famiglia di industriali piemontesi, dopo gli studi a Torino, le vacanze nell’amata Val Gardena e in Val d’Aosta, si impegnò nella Resistenza come staffetta di collegamento con gli alleati, grazie alla conoscenza dell’inglese, sua madre lingua. Catturato, evitò miracolosamente la fucilazione, fu internato nei campi di concentramento del Reich in dissoluzione e si salvò grazie a uno scambio di prigionieri. Rientrato a New York si distinse subito come giornalista e autore televisivo. Meno “mediocre”, evidentemente, di come molti intellettuali, a cominciare da Umberto Eco nella sua Fenomenologia di Mike Bongiorno, hanno voluto descriverlo.                  

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