L’amore di Giulia e Franco

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Di Silvia Malaspina

Caro il mio Franco Di Mare, l’arbitro ha fischiato il termine della tua partita venerdì 17 maggio, per utilizzare la metafora che tu stesso pronunciasti nella recente intervista rilasciata a Fabio Fazio: «Partita finisce quando arbitro fischia». Alla notizia della tua dipartita sono piovuti commenti di ogni genere sui social: accanto a quelli di apprezzamento per la tua indiscussa professionalità, seria e garbata, ho letto affermazioni a dir poco vergognose sulla tua vita privata e, in particolare, sul fatto che tu avessi sposato la donna che ti stava accanto da 8 anni solo 2 giorni prima di lasciarci. Se poi aggiungiamo che la signora in questione, Giulia Berdini, ha 35 anni meno di te, apriti cielo! Oltre che online sono stati versati fiumi di inchiostro sui magazine avvezzi al clamore del gossip e addirittura sui quotidiani nazionali: tutti a sottolineare la giovane età e l’avvenenza della neo signora Di Mare, con battute al vetriolo sulla presunta pensione di reversibilità e via di questo volgare passo. Nessuno che abbia sottolineato l’affetto, la vicinanza e la complicità di Giulia e Franco anche e soprattutto nella malattia, non una riga di comprensione per una giovane donna rimasta priva dell’amore della vita, solo illazioni e insulse battute da Bar Sport. Mi sono quindi chiesta, caro Franco, perché questo circo mediatico non si sia scatenato alla dipartita di uomini molto più agée di te, che avevano al fianco compagne assai giovani: quando passò a miglior vita Silvio Berlusconi, ad esempio, non ricordo illazioni feroci sul fatto che si accompagnasse a una non-moglie (chi non ricorda il finto matrimonio?) che per età avrebbe potuto quasi essere sua nipote, essendo nata nel 1990. Mi è quindi sorto il sospetto che dinnanzi non alla morte, ma al potere, in quest’ultimo caso economico e politico, non si osi fare becera ironia: tu, caro Franco, avevi un grande e magico potere: saper valorizzare e modulare le parole, creando immediata empatia in chi ti ascoltava o ti leggeva, ma, evidentemente, questo non ti ha annoverato tra gli intoccabili. Alla fine, le donne della tua vita, tua figlia Stella e tua moglie Giulia, hanno messo tutti a tacere con i loro commossi interventi durante le tue esequie. Stella, quell’“Angelo di Sarajevo” che, mettendoti le braccia al collo, ti rubò il cuore all’età di 10 mesi e ti scelse come padre sotto un bombardamento nella città bosniaca, ci ha restituito la figura di un genitore amorevole e complice, mentre Giulia ha testimoniato, con la voce rotta dal pianto, l’autenticità di un sentimento che va ben oltre le misere supposizioni di chi, mi viene da pensare, non l’ha mai provato.

silviamalaspina@libero.it

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