L’Arte Campanaria tradizionale italiana riconosciuta patrimonio dell’Unesco
Il risultato raggiunto anche grazie al “campanologo” Michele Cuzzoni di Torrazza Coste
DI DON MAURIZIO CERIANI
Lo scorso 5 dicembre l’Unesco, attraverso il Comitato Intergovernativo per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale, nell’ambito della sua 19^ sessione tenutasi ad Asunción in Paraguay, ha proclamato l’estensione all’Italia del riconoscimento dell’“Arte Campanaria tradizionale” come elemento del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità. L’Italia è così giunta ad annoverare 19 elementi nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale. L’“Arte Campanaria tradizionale” era già stata iscritta nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale della Spagna nel 2022; essa è riconosciuta come un elemento che esprime un insieme di componenti materiali e immateriali, che vanno dalle tecniche di suonata delle campane, alla loro realizzazione, fino alle strutture architettoniche delle storiche celle campanarie e dei campanili. Un tale patrimonio rappresenta l’universalità e il valore condiviso di una tradizione che accompagna da secoli il tempo della festa, unendo generazioni e culture nel melodioso suono delle campane. Questo prestigioso riconoscimento valorizza insieme la campana e il suo suono come “bene comune”; inoltre sottolinea il valore dell’antica tradizione del suono dei bronzi, che da secoli unisce generazioni e culture, riconoscendo anche come artisti i suonatori di campane che, con le loro esecuzioni sonore, danno solennità a celebrazioni, festività e sagre popolari.
Espressione fondamentale di culto
Da tempo immemorabile l’uso delle campane è espressione fondamentale di culto della comunità ecclesiale, strumento di richiamo per le celebrazioni liturgiche e per altre manifestazioni della pietà popolare, nonché segno che caratterizza momenti significativi della vita della comunità stessa. Il significato del suono delle campane è ben delineato nel n. 1455 del Benedizionale: “Risale all’antichità l’uso di ricorrere a segni o a suoni particolari per convocare il popolo cristiano alla celebrazione liturgica comunitaria, per informarlo sugli avvenimenti più importanti della comunità locale, per richiamare nel corso della giornata a momenti di preghiera, specialmente al triplice saluto alla Vergine Maria. La voce delle campane esprime, dunque, in certo qual modo i sentimenti del popolo di Dio, quando esulta e quando piange, quando rende grazie o eleva suppliche e quando, riunendosi nello stesso luogo, manifesta il mistero della sua unità in Cristo Signore”.
Simbolo di identità
Da tempo immemorabile, nella cultura italiana all’uso liturgico delle campane si è unito anche un valore sociale e culturale, ormai inscindibilmente fuso, che vede nel campanile e nei suoi bronzi il segno identificativo della comunità civile. L’Italia ama definirsi “Paese dei mille campanili” e questo descrive efficacemente l’inscindibile legame tra il municipalismo italico e la presenza capillare e millenaria della Chiesa su tutto il territorio della Penisola. Il modello municipale, che si tratti d’una vera e propria città o d’un piccolo borgo, definisce l’animo italiano come fortemente radicato in una comunità locale dall’identità propria ben definita fatta di usi e costumi, tradizioni, dialetto, devozioni particolari, cibi e vini, persino tratti caratteriali e fisici modellati dai secoli. Esso ha nella torre campanaria il suo simbolo più eloquente e condiviso. Inoltre la campana si avvolge di intricati e affascinanti significati anche nella letteratura italiana. Diviene spesso il simbolo di un passato glorioso ormai irripetibile, altre volte assume valore di ricordo affettivo, altre ancora di ammonimento, di dolore o di morte. Il suono delle campane ha sempre attratto molti scrittori di tutte le epoche poiché possiede un fascino mistico e magico, malinconico e favoloso; per tal motivo sono molti i versi che hanno dedicato loro insigni poeti, da Pascoli a Corazzini, da Graf a Buzzi. Infine la campana esprime, più di ogni altro mezzo, il sentimento del nostro popolo nel dolore e nella gioia e il suo suono ne anima la speranza, come pure ne esprime l’esultanza; basti ricordare cosa rappresentarono per Trieste e per l’Italia intera le campane della cattedrale di San Giusto, con la relativa canzone più volte interpretata dalle migliori voci nazionali da Enrico Caruso a Claudio Villa a Luciano Pavarotti.
La dedica del sottosegretario Mazzi
Il Sottosegretario di Stato alla Cultura, Gianmarco Mazzi, raggiunto dalla notizia del riconoscimento Unesco, ha espresso un pensiero che ricalca quanto fin qui esposto, con una dedica che s’intreccia a un singolare augurio: “Voglio dedicare questo riconoscimento alle nuove generazioni, affinché possano continuare a preservare l’arte tradizionale dei campanari. Quel suono che proviene da migliaia di campanili sparsi in borghi e comuni di tutta Italia, tocca la nostra anima. È il famoso ‘suono della domenica’, evocato da Zucchero in una sua splendida canzone, che scandisce da sempre i nostri giorni di festa”.
Un motivo di orgoglio per la Diocesi tortonese
Questo traguardo Unesco è stato raggiunto grazie a una forte sinergia di parecchie realtà. La proposta di riconoscimento è stata presentata dalla Federazione Nazionale Campanari, tramite la presidente Eles Belfontali, che ha sostenuto con passione e tenacia l’iter della pratica. Il Ministero della Cultura ha seguito tutte le fasi, mediante la determinante attività di coordinamento svolta dalla Elena Sinibaldi, e ha sempre sostenuto l’iniziativa nelle sedi internazionali. Tecnici e operatori del settore hanno redatto l’ampio dossier presentato per ottenere il riconoscimento, tra essi annoveriamo l’ingegner Michele Cuzzoni di Torrazza Coste, da una vita appassionato e competente cultore della materia o, come lui ama definirsi, “campanologo”; in particolare Michele, che è anche aspirante diacono permanente della Diocesi di Tortona, ha contribuito con due relazioni, inerenti a “Campanile e cella campanaria” e “Campane e fonderie”, alla stesura del dossier.
(Nella foto di copertina: la settima campana del concerto dell’Insigne Collegiata di Casei, fusa nel 2016 e dedicata alla Traslazione di sant’Agostino)