Le Piccole Figlie del Sacro Cuore pregano nel ricordo del fondatore

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Il 15 novembre a Sale il vicario episcopale don Ceriani ha celebrato la S. Messa nel 62° anniversario della morte di mons. Amilcare Boccio

SALE – Martedì 15 novembre, le Piccole Figlie del Sacro Cuore di Gesù di Sale hanno ricordato con immensa gratitudine il loro fondatore, mons. Amilcare Boccio, nel 62° anniversario della sua morte.

Ha presieduto la celebrazione eucaristica don Maurizio Ceriani, vicario episcopale per la vita consacrata; hanno concelebrato con lui il parroco di Sale, don Nicola Ferretti e don Paolo Caorsi.

Il 15 novembre di 62 anni fa il fondatore lasciava la terra per il cielo e questa data è amata e attesa da tutta la Congregazione.

Per chi l’ha vissuta in prima persona, evoca ricordi dolorosi di struggente malinconia e per tutti gli altri è un’occasione di preghiera e di ringraziamento al Signore per il dono di mons. Boccio.

Suor Pia

All’inizio della celebrazione eucaristica, suor Pia Villiger, Madre Generale delle Piccole Figlie del Sacro Cuore di Gesù, ha presentato tre brevi testimonianze per tratteggiare la figura del sacerdote che so-no raccolte nel libro Hanno detto di Lui, realizzato nel 2015.

La prima testimonianza è quella di Monsignor Valentino Vailati, eletto vescovo di San Severo di Foggia un mese prima che mons. Boccio morisse.

Nell’omelia tenuta durante la Santa Messa di trigesima nella parrocchia di Vho, (dove allora era parroco, don Gabriele, nipote del sacerdote, che lo aveva accolto) si legge: “Questo Sacerdote, uomo di Dio […] voi l’avete conosciuto e l’avete visto in tre caratteristiche che sono proprie del buono, del santo Sacerdote, di quelli che sono gli uomini del Signore. La prima caratteristica è la fede. Aveva una grande fede. […] Una fede che traspariva, più ancora che dalle sue parole, da tutta la sua condotta, da tutta la sua vita. Non un minuto direi, e non esagero, scappava a questo orientamento della sua fede.

La seconda caratteristica del vero sacerdote, uomo del Signore, è lo spirito di preghiera. Mons. Boccio fu un uomo che pregava, un uomo che pregava sempre, un uomo che approfittava di qualsiasi circostan-za per pregare, un uomo che manifestava anche esteriormente tutto l’ardore, l’entusiasmo della sua preghiera.

La terza caratteristica anch’essa del vero Sacerdote, dell’uomo di Dio è la rinuncia, la sofferenza, il dolore. Voi sapete che Mons. Boccio ha dovuto molto soffrire: sono le vie misteriose attraverso le quali passa la Grazia di Dio e la santità: sopra ogni altare sta la Croce, non c’è altare senza sacrificio, e non c’è sacrificio senza immolazione. […] È una grande grazia per la vostra parrocchia che sia passato così in mezzo a voi uno che aveva lo Spirito di Dio”.

La seconda che è stata letta è quella di mons. Marchesi, parroco del duomo di Tortona. Anche in questo caso si tratta di una omelia commemorativa pronunciata nella chiesa di S. Calocero a Medassino, il 15 novembre 1978. “L’aver vissuto per oltre trent’anni in comunione d’affetto col Padre, è stato per me un dono grande del Signore […]; da don Boccio ho imparato tante cose, ho imparato il valore dell’amicizia sacerdotale. […] Mi insegnò ad amare la natura e le cose semplici, la musica, il canto come altrettanti messaggi della bontà di Dio agli uomini”.

E infine la testimonianza di una semplice laica: l’insegnante Natalina Bernardazzi, sorella di Madre Rosalia, presente alle esequie che scriveva: “Sei tornato in questa casa che è Tua e dove Tu hai lasciato, per l’eternità l’impronta della Tua grande mente, il sigillo della Tua parola ispirata, il segno del Tuo cuore grande come il mondo”. Suor Pia ha concluso ricordando una frase del fondatore scritta nel gennaio del 1959, in un momento di grande sofferenza: “Oh Signore sii però sempre benedetto e amato e sia fatta la tua santa volontà. Amen! Però dove è carità e amore c’è Dio. E noi tutti… tutte perdoniamo e amiamo”.

La Messa è poi proseguita nell’offerta di preghiera al Signore.

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