Le scuole riapriranno? E come?
Usciamo da un’estate da “liberi tutti” in cui spesso è venuto meno l’uso delle mascherine e si sono verificati assembramenti. Adesso i contagi ritornano a salire. Ma 8 milioni di famiglie sono alle prese con un altro problema
Lo scorso 1° agosto i nuovi casi di positività al Covid-19 erano 295 con 5 decessi in più rispetto al giorno prima. Il 31 agosto il bollettino ha segnato 996 nuovi casi e 6 decessi. In mezzo ci sono state giornate in cui la conta dei nuovi positivi ha superato le 1.400 unità a dire che l’emergenza è tutt’altro che passata e che il virus continua a circolare.
I casi sono aumentati anche a causa di atteggiamenti che poco hanno avuto a che fare con la prudenza e il rispetto delle regole: in un clima da “liberi tutti” spesso è venuto meno l’uso delle mascherine e non si sono evitati assembramenti con la voglia di movida che ha preso il sopravvento.
Per non dire di alcune scelte che hanno lasciato perplessi: la riapertura delle discoteche che hanno di lì a poco dovuto richiudere (non era meglio lasciarle chiuse, prevedendo forme di sostegno al comparto?), l’obbligo di effettuare il tampone o il test sierologico dopo il rientro da vacanze in paesi a rischio, istituito troppo tardi e con tante difficoltà di avvio degli esami. Tuttavia la preoccupazione più grande che in queste ore aleggia nelle case di 8 milioni di famiglie riguarda la riapertura delle scuole il prossimo 14 settembre, salvo alcune Regioni che hanno optato per date diverse. Gli istituti hanno già ripreso l’attività con le riunioni dei docenti e i corsi di recupero dal 1° settembre. Anche nelle nostre città e nei nostri paesi, dove nelle scorse settimane si è continuato a lavorare per l’adeguamento degli edifici.
Non è passato giorno in questa estate strana che si apprendessero notizie contrastanti: mascherina sì, mascherina no, banchi a rotelle sì, banchi a rotelle no, un metro di distanza o forse bastano 80 cm. La confusione è ancora molta.
Il 31 agosto, dopo altalenanti trattative, Governo e Regioni, in base alle indicazioni del Comitato tecnico scientifico, hanno trovato una quadra.
Iniziamo dalle mascherine: dai 6 anni in su sono obbligatorie per l’arrivo, l’uscita e gli spostamenti all’interno della scuola, mentre in classe, se gli alunni sono distanziati e al banco, si può togliere.
E in caso di contagio? Se si trova un positivo tra gli studenti o il personale scolastico sarà la Asl ad indicare le procedure da seguire e se prescrivere la quarantena a tutti gli studenti della classe. Ad ogni scuola viene chiesto di nominare un referente Covid-19. I genitori dovranno misurare la febbre ai loro figli prima dell’uscita di casa. C’è poi il nodo dei trasporti. L’accordo prevede bus pieni fino all’80% purché si indossino le mascherine. Per favorire il rispetto di tale norma potranno essere previsti ingressi scaglionati a scuola.
Sul fronte del personale docente ha fatto notizia la presa di posizione di alcuni insegnanti – per la gran parte over 55 e con patologie – che avrebbero manifestato l’intenzione di chiedere di non rientrare a scuola. Il ministero dell’Istruzione ha chiarito che non basta avere 55 anni per ottenere l’esonero che sarà riservato soltanto a coloro che sono affetti da «patologie con scarso compenso clinico», situazione che dovrà essere certificata dall’Inail.
«La comunità della scuola è risorsa decisiva per il futuro della comunità nazionale, proprio in quanto veicolo insostituibile di socialità per i bambini e i ragazzi». Sono parole del presidente della Repubblica Sergio Mattatrella di pochi giorni fa. Le facciamo nostre, nella speranza che sia giunta l’ora di decisioni certe che preludano a una ripresa in sicurezza delle attività scolastiche. Il contrario sarebbe una pesante sconfitta per tutti.
Marco Rezzani