Le sue campane ci parlano di lui

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Don Gian Luigi Massari. Nato a Montecalvo Versiggia, conosciuto in tutta la valle Versa, ha legato la sua vita a Castana prima di ritirarsi nella casa di riposo di Arena Po

Mi ero da poco seduto accanto a una transenna laterale in una fila di destra, dove c’erano ancora dei posti liberi. Piazza San Pietro, già inondata dal sole del mattino, si stava riempiendo di pellegrini vocianti, venuti da ogni dove per assistere alla canonizzazione di alcuni beati e beate. Il mio nuovo santo, quello che conoscevo sin da bambino, attraverso un libretto pieno di immagini a colori e che ancora conservo, era Luigi Orione. Mi sentivo come tutti gioioso di trovarmi là, per fargli anch’io festa insieme a un’immensa folla, a tanti vescovi e sacerdoti, al Papa, Giovanni Paolo II, che presto sarebbe apparso in fondo, dinnanzi a noi. Ero partito con altri da Broni in pullman e, a essere sincero, era la prima volta che mi ero recato a Roma in pellegrinaggio. In precedenza c’ero stato solo per lavoro. D’un tratto notai che sulla fila si stavano facendo largo due persone, per poter prendere posto sulle sedie alla mia sinistra.

Con gradita sorpresa riconobbi due volti noti, subito il fratello del parroco di Castana e, un attimo dopo, proprio don Luigi, venuti a Roma con parrocchiani e altro mezzo.

Anch’essi avevano manifestato un qual certo stupore nel vedermi, sapendo peraltro che ero di Monteveneroso. Da noi, in collina, ci si conosce, almeno di vista, un po’ tutti e certa-mente si può essere notati anche di sfuggita dallo sguardo di un sacerdote, vuoi per essere stati a un funerale, un rosario, una processione o altro.

Da quel 16 maggio 2004 sono state diverse le occasioni e i motivi di incontri, anche personali, con don Luigi. D’altro canto, pure in assenza di particolari circostanze, un prete come lui, non lo si poteva scordare. Era benvoluto da tutti.

La memoria poteva rievocare una sua spiegazione della Parola a una Messa, la vicinanza a una famiglia nel dolore, la partecipazione a eventi di comunità, momenti di convivialità, che lo vedevano presente, spesso accanto al fratello e, una volta mancato questo, a un cugino. E poi don Luigi era uno di questa terra d’Oltrepò. Proveniva da una famiglia di contadini, di quella parte di valle Versa, definita alta, che quasi non è più collina e certo non ancora montagna. Una terra di profonda fede, come dimostrano i numerosi campanili, retroterra che ha sicuramente influito sulla sua chiamata al sacerdozio. Don Luigi stesso lo aveva riconosciuto pubblicamente nel ricordare nel giorno del cinquantesimo di ordinazione gli esempi appresi in famiglia: dalla madre il rispetto delle persone, dal padre l’onestà, dalla zia Serena l’amore al prossimo, dallo zio Pino la santificazione del gior-no del Signore, dal fratello, suo fedele sacrista per tanti anni, la capacità di discernimento, la discrezione e non interferenza.

Gian Luigi Massari, figlio di Giusto e Gina Bagnalasta, era nato, infatti, nel comune di Montecalvo Versiggia il 7 luglio del 1938 e giovane, il 1° ottobre 1949, era entrato nel seminario diocesano. Fu ordinato sacerdote il 29 giugno 1963 dal vescovo di Tortona Mons. Francesco Rossi e, dopo una momentanea presenza come vicario cooperatore nella parrocchia di Voghera-Pombio, fu destinato con analogo incarico a Montù Beccaria, rimanendovi per dieci anni. Dal 1975 la sua nomina a parroco di Castana. Qui, per oltre quarant’anni, ha svolto la sua intensa opera pastorale, a cui aveva aggiunto per qualche tempo l’insegnamento della Religione presso istituti superiori a Milano e Stradella. Del resto i giovani erano stati il suo primo pensiero una volta a Castana, concedendo un terreno della parrocchia per la realizzazione del campo sportivo e per uno spazio di sosta nel verde.

Aveva, don Luigi, una vera passione per la natura e la montagna, quest’ultima destinazione di momenti di riposo o di pellegrinaggi parrocchiali verso alcuni dei suoi vari santuari.

Non si era arreso di fronte al pericolo franoso della sua chie-sa, rafforzandone la stabilità, restaurandola insieme al campanile e alla canonica, col concorso anche di istituzioni e numerosi fedeli, per fare del sacro edificio dedicato a Sant’Andrea Apostolo uno di più belli esempi di chiese del territorio. Un parroco artigiano, muratore e falegname lo si potrebbe anche definire, tanto che le sue ultime decisioni di intervento hanno riguardato le scale di accesso alle campane e le nuove panche. Finché ha potuto, ha anche continuato a passare presso le case dei parrocchiani per la benedizione delle famiglie. Il Covid ha influito sulle condizioni di salute di don Luigi. Oggi egli è ospite presso la casa di riposo per anziani di Arena Po. I castanesi e i tanti amici, insieme al vescovo e ai confratelli, non possono stringersi a lui come fecero in occasione del suo cinquantesimo di ordinazione sacerdotale. Non restano che la comune preghiera e l’impegno a seguirne l’esempio, teso alla concordia, alla decisione comune fra rappresentanze civili e religiose, all’unione fra le comunità, punto di forza nell’azione quotidiana verso il bene comune. Don Luigi amava il suono del suo organo e delle sue rinnovate campane, ben cinque. Sono convinto che al rintocco di queste ultime, anche chi non sia solito frequentare le funzioni religiose, in suo ricordo possa continuare a esclamare: «Sona i campàn ad don Lüis», suonano le campane di don Luigi.

Ercole Bongiorni

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