L’economia italiana per Panetta

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Di Cesare Raviolo

Lo scorso 31 maggio il Governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, ha letto come di consueto le “Considerazioni finali” nelle quali ha tracciato un quadro dell’andamento dell’economia italiana, con osservazioni in un’ottica prospettica, sull’intensificazione della frammentazione degli scambi commerciali e finanziari, sul mercato unico e sulla necessità di migliorare l’integrazione europea per far fronte alle nuove sfide imposte dai mutamenti climatici e tecnologici. Il quadro tracciato da Panetta presenta uno sfondo grigio (non poteva essere diversamente) anche se le prospettive appaiono ottimistiche, benché l’enorme debito pubblico (che, a fine 2023, ammontava al 137% del Pil, un valore superiore al resto dell’eurozona), costituisca una “zavorra” da affrontare “con un piano credibile che stimoli crescita e produttività”. I tassi di interesse vanno ridotti “con un’azione tempestiva e graduale” per evitare che la politica monetaria diventi “eccessivamente restrittiva” e ostacoli una ripresa economica “ancora modesta e soggetta a rischi al ribasso”, anche se gli ultimi dati sull’inflazione potrebbero ritardare le decisioni al riguardo. L’Italia rimane in forte ritardo rispetto a Germania e Francia a causa della produttività stagnante anche se la rapida crescita del Pil dopo il Covid-19 dimostra che il Paese sarebbe in grado di accorciare le distanze che ancora lo separano dai principali partner europei se riuscirà ad “affrontare le conseguenze del calo demografico e dell’invecchiamento della popolazione”. Per Panetta gli effetti del calo demografico potranno essere arginati con il contrasto alla disoccupazione giovanile: tra il 2008 e il 2022 sono emigrati 525.000 giovani soprattutto laureati, attratti da “opportunità retributive e di carriera decisamente più favorevoli”, di cui solo un terzo ha fatto ritorno. Anche il flusso degli immigrati gestito in modo coordinato a livello europeo potrà contribuire a ridurre gli effetti della flessione demografica, ma l’intervento decisivo sarà quello sul fronte della produttività da stimolare con importanti investimenti nell’innovazione tecnologica. Queste trasformazioni richiederanno, secondo il Governatore, iniziative condivise e nuove regole tra gli Stati dell’Unione europea per arrivare a una politica di bilancio comune, a una semplificazione delle regole, a un mercato unico dei capitali e a un’unione bancaria per evitare che il nuovo Patto di stabilità risulti sbilanciato verso il rigore e poco attento alle esigenza dello sviluppo.

raviolocesare@gmail.com

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