L’ex Ilva deve continuare a produrre

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Riunito il tavolo di crisi permanente. Il 9 marzo allo stabilimento novese è atteso il ministro Urso

NOVI LIGURE – Venerdì scorso si è riunito il tavolo di crisi sull’ex Ilva, convocato dal presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e dall’assessore al Lavoro Elena Chiorino. Hanno partecipato il presidente della provincia di Alessandria, Enrico Bussalino, i sindaci dei Comuni di Novi Ligure e Racconigi, Rocchino Muliere e Valerio Oberda, insieme ai rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil, i sindacati di categoria Fiom Cgil, Fim Cisl e Uil, e le rappresentanze sindacali unitarie dello stabilimento. Erano presenti anche i parlamentari Riccardo Molinari e Federico Fornaro, con al fianco i consiglieri regionali. Il presidente Cirio e l’assessore Chiorino hanno ufficializzato la visita in Piemonte e a Novi Ligure del ministro delle Imprese e Made in Italy, Adolfo Urso su invito della Regione Piemonte che arriverà il 9 marzo. In quella data sarà consegnato al ministro e al commissario un documento condiviso da istituzioni e sindacati. «La priorità – hanno dichiarato il presidente Cirio e l’assessore Chiorino – è tenere alta l’attenzione e garantire la continuità produttiva degli stabilimenti piemontesi di Novi Ligure, Racconigi e Gattinara che, insieme all’indotto, rappresentano oltre 3 mila posti di lavoro in Piemonte». Il tavolo ha condiviso la decisione di mantenere la convocazione permanente fino alla piena operatività dei tre stabilimenti piemontesi e ha anche reso noto di aver stoppato la volontà di Acciaierie d’Italia di partecipare alla manifestazione regionale “Io lavoro” per la ricerca di nuovi apprendisti, perché prima devono essere tutelati tutti gli operai in cassa integrazione con anni di esperienza al loro attivo. Anche per l’onorevole Federico Fornaro del Pd è necessario garantire la continuità produttiva, «a partire dall’acquisto delle materie prime e dall’attività di manutenzione per garantire la massima sicurezza dei lavoratori. Le risorse dello Stato con il prestito-ponte di 320 milioni di euro dovranno essere indirizzate a questo obiettivo. Fondamentale perché l’Italia non può rinunciare all’industria dell’acciaio. Occorre che l’amministrazione straordinaria tuteli anche l’indotto e i fornitori, a partire del settore dell’autotrasporto».

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