L’ex Ilva può essere ancora salvata?
Avviato l’iter di commissariamento. Si spera nell’arrivo di possibili investitori
NOVI LIGURE – È stata convocata nella giornata di ieri, mercoledì 24 gennaio, la riunione tra Governo e rappresentanti sindacali delle aziende dell’indotto ex Ilva. Intanto, nell’ultimo incontro con le parti sociali del gruppo, l’esecutivo ha ufficializzato un prestito ponte di 320 milioni di euro per una realtà ormai in profonda crisi, in modo da garantire la liquidità qualora sia avviata la procedura di amministrazione straordinaria per l’azienda. Da Roma, intanto, fanno sapere che, secondo quanto riportato da Agi, «prosegue l’interlocuzione avviata con tutti gli attori del sistema siderurgico, per elaborare il piano siderurgico nazionale, che è nostra intenzione presentare al Paese entro giugno. Consulteremo tutti gli attori. Un piano che concretizzi il rilancio siderurgico del nostro Paese». Il Ministro delle Imprese, Adolfo Urso, avrebbe poi aggiunto che «quello che era il più importante stabilimento siderurgico europeo, l’ex Ilva, può tornare a essere uno dei più significativi stabilimenti green d’Europa con le sue realtà a Taranto, Genova e Novi Ligure. Siamo impegnati affinché, qualora si passasse attraverso l’amministrazione straordinaria, questo percorso fosse veloce. Stiamo già dialogando con più di 3 o 4 interlocutori importanti sul piano internazionale interessati a investire». L’iter per il commissariamento, attualmente in corso, è stato ufficializzato la scorsa settimana attraverso la lettera inviata da Invitalia all’amministratore delegato di Acciaierie d’Italia, per fare in modo che la società sia ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria. Da qui, le parole del Governo e la speranza che l’interesse da parte di possibili investitori seri sia reale e non una semplice boutade del momento. Per ora, lo Stato detiene il 32% delle quote mentre Arcelor- Mittal il restante 68%. Nel dicembre 2020 era stata approvata un’intesa per rilanciare l’azienda, con cui lo Stato sarebbe arrivato al 60% del capitale entro il maggio 2022. Il passaggio era poi stato rinviato di due anni e mai portato a termine. Sono poco meno di 600 i dipendenti a Novi e circa 20 mila in tutta Italia a vivere con apprensione l’evoluzione della vicenda. «L’ex Ilva va salvata, ma non lasciata com’è adesso. L’operazione di riconversione avrebbe il valore di dare una spinta all’economia circolare, salvare l’occupazione e mettere in pista un investimento lungimirante, di respiro europeo. – fa sapere Maurizio Cantello, segretario generale Fiom Cgil Alessandria – Siamo in una nuova fase. L’importante è che abbia i connotati del rilancio, sperando ci siano le condizioni per farlo. Vanno garantite continuità aziendale e continuità produttiva. La futura cordata che potrebbe rilevare l’azienda dovrebbe essere il gruppo Arvedi. C’è stato un vuoto dal punto di vista della prospettiva. La vicenda non sarebbe dovuta arrivare con questi tempi e in questi termini. Andava affrontata prima».
Luca Lovelli