L’ultimo saluto a don Alfredo Ferrari il missionario con l’Africa nel cuore
È morto a 92 anni a Rivanazzano Terme dove mercoledì 1° giugno il vescovo Mons. Guido Marini ha celebrato i funerali. Il ricordo di don Livio Vercesi
RIVANAZZANO TERME – Nella notte tra il 30 e il 31 maggio si è spento all’età di 92 anni don Alfredo Ferrari che viveva a Rivanazzano Terme insieme al nipote don Stefano Ferrari, parroco del paese, di Salice Terme e Godiasco.
Il Santo Rosario è stato recitato martedì 31 maggio, alle ore 20.30, nella parrocchiale di Rivanazzano e i funerali sono stati presieduti dal vescovo Mons. Guido Marini mercoledì 1° giugno, alle ore 15 nella medesima chiesa.
La salma poi è stata tumulata nella cappella di famiglia a Oliva Gessi, paese natale del sacerdote missionario diocesano “Fidei Donum” in Africa, prima in Burundi e poi in Congo.
Don Livio Vercesi, parroco dell’Unità pastorale “S. Teresa di Calcutta” di Novi Ligure e per anni compagno di missione in terra africana, ha ricordato il confratello con queste parole:
All’inizio – perché questa è una storia lunga e molto bella – c’è una terra che il Cielo ha prediletto in molti modi: Oliva Gessi, tra gli ultimi paesi delle colline dell’Oltrepò casteggiano, gemma di prima grandezza nella storia della Diocesi. Qui è nato San Luigi Versiglia il 5 giugno 1873.
Entrato nella Congregazione salesiana, par- tì missionario per la Cina a Litouzui dove subì il martirio il 25 febbraio 1930.
Fu dichiarato martire nel 1976; beato nel 1983; santo nel 2000 ed è ricordato nel calendario liturgico il 25 febbraio.
In questa linea si colloca la storia di don Alfredo Ferrari, sacerdote diocesano nato a Oliva Gessi, il 27 novembre 1929, ordinato sacerdote il 4 luglio 1954. La premessa serve per inquadrare personaggio e storia.
Storia che il 31 del mese di maggio dell’anno 2022, si è conclusa raggiungendo la meta per la quale lui ha tanto sognato, lavorato, creduto e pregato.
Nel 1972, realizzando un sogno condiviso con mons. Libero Meriggi, allora Direttore del Centro Missionario Diocesano, don Alfredo partì per il Burundi dentro a un progetto chiamato “Fidei Donum”, che pre- vedeva un “dono” di preti alle diocesi missionarie del terzo mondo. A richiederlo un arcivescovo, amico di Tortona, Mons. Andrea Makarakiza che lo ebbe poi sempre molto caro. Mentre era vescovo di Tortona Mons. Giovanni Canestri, poi cardinale e arcivescovo di Genova, l’arcivescovo Makarakiza gli affidò non una parrocchia ma… un territorio, una succursale con circa trentamila cristiani.
Come chiesa un capannone aperto e come canonica tre sembianze di stanze costruite con mattoni crudi… Da sottolineare e tenere ben presente almeno in questo primo profilo alcune cose che si potranno vedere in seguito: non era un religioso specializzato nel settore ma aveva nel cuore la missionarietà come eredità di famiglia.
Non è mai stato solo perché dietro a lui c’era una diocesi intera che condivise e seguì il suo sogno.
Qui don Alfredo espresse tutte le sue capacità e le sue fantasie fino a lasciare, molto ben sostenuto dalla Diocesi, testimonianze grandiose della sua azione.
Scelse come inizio la scuola e costruì decine di aule scolastiche portando sui banchi (scuola di alfabetizzazione, nel vero senso della parola, senza dimenticare le nozioni elementari dell’igiene, dell’alimentazione, ecc.) parecchie migliaia di bambini.
Curò la liturgia in una chiesa totalmente inadeguata fino a sognarne una nuova che potesse contenere i cristiani.
Chiesa che realizzò e che è quella attuale di Murayi.
Il sogno è diventato storia che continua. Lui esce dalla storia per entrare nella memoria di una diocesi.
Tuzobonana padiri Alfredi, turi kumque!