L’usignolo sulla Tour Eiffel
Di Silvia Malaspina
Cara la mia Celine Dion, le Olimpiadi di Parigi 2024 sono appena iniziate e hanno già avuto un meraviglioso momento che ha emozionato al pari della prima medaglia d’oro italiana, conquistata dallo strepitoso Nicolò Martinenghi nei 100 m rana. La tua esibizione, a chiusura della cerimonia di inaugurazione, è stata prodigiosa: da quattro anni non cantavi in pubblico, a causa della rarissima patologia che ti ha colpito e che ti ha fatto dichiarare: «La malattia mi impedisce di cantare: ho spasmi così forti da rompermi le costole. È come se qualcuno mi stesse strangolando.» Sei affetta dalla “Sindrome della persona rigida”, che si manifesta con dolori muscolari e crampi che provocano rigidità e cadute, compromettendo lo svolgimento delle normali attività quotidiane. Per questo, cara Celine, vederti svettare con la maestosità di una dea sulla Tour Eiffel, sfoggiando uno scintillante abito firmato Dior e sentirti cantare l’Hymne à l’amour che Edith Piaf scrisse in memoria del grande amore della sua vita, il pugile Marcel Cerdan, morto nel 1949 in un incidente aereo, è stato incredibile! L’emozione diventa più intensa se penso che questo brano parla di un amore che sopravvive alla fine del mondo: non posso non pensare, cara Celine, che tu l’abbia scelto anche per ricordare il tuo amatissimo marito, René Angélil, scomparso nel 2016, al quale credo che in cuor tuo avrai dedicato questa eccezionale performance. Ti eri già esibita durante la cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Atlanta nel 1996, quando eri all’apice del successo, ma io credo che tu abbia toccato la vetta adesso, perché hai creduto nella tua forza che nemmeno la tua malattia, per la quale non esiste ancora una cura specifica, è riuscita a piegare. Lo scorso aprile in un’intervista a Vogue France avevi profeticamente confessato: «Ho questa malattia per qualche motivo sconosciuto. Per come la vedo io, ho due scelte. O mi alleno come un’atleta e lavoro duramente, o mi spengo ed è finita. Il mio obiettivo è vedere di nuovo la Torre Eiffel!» Hai fatto molto di più, cara Celine: attraverso le note gonfie e svettanti della tua portentosa voce hai lanciato un messaggio di speranza e resilienza per tutte le persone che stanno soffrendo. Io, nonostante il tuo viso scavato dalla sofferenza e le profonde occhiaie che il sapiente maquillage non è riuscito del tutto a nascondere, ho ammirato sulla Tour Eiffel molto di più di quella Queen of Power Ballads che incanta il pubblico di tutto il mondo da più di trent’anni: un combattente usignolo che non ha intenzione di smettere di gorgheggiare.
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