M. dai pesciolini in testa
di DAVIDE BIANCHI
Oggi vi parlo di M. La sua famiglia è originaria di un Paese dell’area occidentale dell’Africa subsahariana. M. è una bambina di circa 6 anni, piuttosto minuta e dalla simpatia contagiosa. Ciò che al primo sguardo la contraddistingue è il suo look alquanto speciale. L’acconciatura dei capelli è tipicamente afro e sono raccolti in una miriade di corte treccine svolazzanti all’estremità di ciascuna delle quali sua madre, presumo, ci aggiunge pazientemente delle perline colorate o in altre occasioni delle curiose decorazioni in plastica che richiamano le più svariate forme. Ultimamente, ciascuna treccia termina con un pesciolino, ognuno di un colore diverso e così quando M. muove la testa, prende vita un colorato banco di pesci che si agitano e si scontrano l’uno contro l’altro come in un cartone animato. Ho letto da qualche parte che il tempo di realizzazione di queste acconciature va dalle due alle quattro ore circa. M. adora la pasta al pomodoro, ha una passione viscerale anche per il formaggio, ma non le piace il tonno. Ama disegnare arcobaleni e farfalle che poi ritaglia meticolosamente per creare bracciali di carta per lei e i compagni. Capita, ogni tanto, per qualche ragione, che io finga di piangere. La classe sa perfettamente che sto scherzando e la cosa li diverte parecchio. È a quel punto che regolarmente entra in azione M. la quale, pur sapendo che è tutta una messa in scena, con un senso dell’ironia inusuale per una bambina della sua età, mi regge immediatamente il gioco. Si precipita alla cattedra per consolarmi con delle robuste pacche sulle spalle e in un idioma, che è una contaminazione di italiano, inglese e forse qualcos’altro, mi rincuora dicendomi frasi presumibilmente gentili. La drammatizzazione fa parte del mio lavoro e la naturale teatralità di M. si presta alla realizzazione di diversi sketch. M. ha trascorso i primi mesi di scuola senza capire bene dove fosse. Lavorava pochissimo, preferiva decisamente giocare e non era mai in pari con le attività svolte alla lavagna. Tuttavia, sapevamo che era furba e intelligente e, soprattutto, che apprendeva in maniera rapida, nonostante l’operato sul suo quaderno fosse praticamente pari a zero. L’abbiamo aspettata, preventivando che prima o poi qualcosa avrebbe bollito in pentola. Poi, un bel giorno di dicembre, M. ha deciso di farci questo favore e si è messa a lavorare come tutti gli altri. Così, dal nulla, con la stessa irresistibile spontaneità con cui disegna gli arcobaleni.
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