Ma i sindaci che cosa ne pensano?
Il focus sullo sviluppo turistico tra Tortonese, Novese, valli e Gavi si conclude dando la parola alle Istituzioni. E facendo tesoro degli spunti forniti fin qui dagli attori coinvolti
Siamo giunti all’ultima puntata del nostro ciclo di approfondimenti sullo sviluppo economico del territorio. Il percorso ha indagato le potenzialità turistiche che possono nascere tra Tortonese, Novese, valli limitrofe e Gavi, passando attraverso le esperienze e le riflessioni di tutti gli attori coinvolti: produttori vinicoli, ristoratori, agenzie turistiche, operatori culturali e altro ancora.
In questo numero raccogliamo il punto di vista delle istituzioni, rappresentate dai sindaci dei due centri zona, Tortona e Novi Ligure.
Nelle puntate precedenti abbiamo compreso che la potenzialità di sviluppo esiste solo se si ragiona in ottica di sistema, superando i campanili. Il fatto di essere terre di incroci culturali, tra pianura e Appennino, tra cultura e prodotti tipici, tra personaggi storici e paesaggi, è il vero valore su cui scommettere. Le tante suggestioni non hanno ancora portato, però, a un marchio facilmente comunicabile all’esterno per identificare la zona: “Terre d’Incontro” è troppo vago, “Quarto Piemonte” va spiegato, “Terre di Coppi e Pellizza” non ha una specificità, “Terre Derthona” esclude il Novese, “Terre di Libarna” esclude il Tortonese, “Terre del Giarolo” esclude le città, “Oltregiogo” è più calzante ma geograficamente non proprio centrato su Tortona e Novi e comunque è poco conosciuto. Unica certezza: al di là dei progetti che ha la Provincia di Alessandria con la sua agenzia di sviluppo, questa porzione di Piemonte non potrà né vorrà mai chiamarsi “Monferrato”: è una scelta antistorica, un errore culturale e anche se il nome può canalizzare flussi turistici, chi sceglie il Monferrato andrà sempre a cercare quello vero e non quello marginale…
Conclusione? La verità è che nell’era della globalizzazione e del turismo slow di prossimità nessuno si salva da solo.
Stefano Brocchetti
Federico Chiodi, sindaco di Tortona: «La produzione vitivinicola è la risorsa che ci unisce»
Qual è il potenziale turistico del Tortonese e come può crescere in ottica di sistema territoriale unendo le sue risorse a quelle di Novese, valli limitrofe e Gavi?
«Ho sempre preferito ragionare in termini additivi piuttosto che di contrasto con territori a noi vicini. L’esempio della produzione vitivinicola può e deve essere il vettore per una gestione integrata della proposta turistica e di promozione territoriale. Se in Piemonte abbiamo una importante area di promozione di vini rossi in Alba e nelle Langhe, il Tortonese e il Novese hanno i numeri per diventare il territorio d’eccellenza dei bianchi, con il Derthona Timorasso e il Gavi Cortese. Si può creare un contenitore che necessariamente deve custodire le singole individualità. Accanto alle nostre “Terre Derthona”, saranno valorizzate le terre di Libarna e il Gavi, per citare alcuni esempi. Unire non può e non deve reprimere preziose differenze».
Che supporto possono dare le istituzioni locali agli attori dello sviluppo turistico?
«L’alleanza tra i Comuni del Tortonese e i Comuni del Novese è fondamentale per creare un blocco istituzionale come cerniera fra le realtà produttive e gli enti superiori come Provincia e Regione. I sindaci hanno il polso della situazione locale, indispensabile per aiutare gli organi superiori a orientarsi nella giusta direzione. Anche a questo mi riferivo quando parlavo di consolidare i flussi. La collaborazione fra Regione e Comune, nel suo ruolo di portavoce delle realtà economiche del territorio, ha portato alla realizzazione della fermata del treno Eurocity Zurigo-Genova, ma già sono arrivate altre proposte da altri territori della nostra provincia per potenziare altre tratte di mobilità sostenibile. Tra i progetti che il Comune ha presentato per il Recovery Fund c’è il potenziamento delle connessioni ferroviarie nel triangolo Tortona-Alessandria-Novi. Visto che uno dei punti fondamentali del “Green New Deal” è proprio la mobilità sostenibile non possiamo permetterci appunto di “perdere questo treno”».
Cosa manca al vostro territorio per offrire una proposta turistica più interessante?
«Sicuramente al momento il punto debole è la ricettività: i posti letto sono ancora limitati e sparsi, e veniamo ancora proposti come eventuale meta giornaliera, riducendo notevolmente il potenziale economico del comparto turistico. Conoscendo il nostro tessuto imprenditoriale, credo che questa offerta saprà crescere nel momento in cui avremo consolidato dei flussi turistici grazie a proposte più strutturate da parte di chi già opera in questo settore».
Come si sposa il potenziale turistico con le altre vocazioni (agricola, industriale, commerciale, di terziario avanzato) della zona?
«Turismo e promozione del territorio sono vettori fondamentali del rilancio del commercio, dell’agricoltura, dell’artigianato, dell’economia in generale dei nostri territori; quello che rimane della vocazione industriale del nostro territorio non è sufficiente a supportare le esigenze occupazionali, nonostante le opere pubbliche porteranno notevole crescita. Altri territori piemontesi, più bravi di noi, ci hanno mostrato quanto può cambiare il volto di un territorio se si è capaci di avere una visione ambiziosa in questo ambito».
Cosa pensa del progetto Monferrato che intende sviluppare Alexala con la Provincia di Alessandria?
«Potremmo discutere sull’effettiva riconoscibilità del marchio Monferrato e su quali concetti effettivamente veicola. Ma la verità è che Tortona, Novi, Alessandria, Valenza e i loro territori non sono mai stati, nemmeno per un attimo, Monferrato. Costruire la promozione turistica su una menzogna inevitabilmente squalifica tutti gli operatori. Ho il massimo rispetto per quello che il Monferrato vero ha saputo fare per valorizzarsi, ma sono anche convinto che i nostri territori possano fare altrettanto».
Quale potrebbe essere una denominazione che unifichi e renda riconoscibile il sistema territoriale unitario per comunicare all’esterno un’identità chiara e specifica?
«Si è lavorato per anni sulla denominazione “Terre d’Incontro” che sicuramente centrava la natura di questi territori incastonati tra Piemonte, Lombardia, Emilia e Liguria, ma il marchio non è mai decollato e manca di quella specificità territoriale di cui abbiamo bisogno per emergere. La proposta “Quarto Piemonte” mi ha colpito particolarmente: se da un lato ci identifica (non montagna, né laghi, né langhe; terre di Pellizza e del Quarto Stato; zona d’incontro di quattro Regioni), dall’altro è sufficientemente ampia per comprendere un’area dalle dimensioni tali da fare “massa critica” in ambito regionale».
Gian Paolo Cabella, sindaco di Novi: «Puntiamo sulla rete del Distretto del Novese»
Crede nel potenziale del suo territorio per lo sviluppo turistico? Con quale strategia pensa che si possano superare i campanili e fare sistema con le realtà territoriali limitrofe?
«Ci crediamo e lo dimostra il Distretto del Novese (convenzione di 33 Comuni attiva dal 2013) con i suoi successi raggiunti e i progetti in itinere per un turismo lento (slow), che punta all’enogastronomia, all’inclusività e alla sostenibilità. I confini geografici in questo contesto vengono superati con un unico racconto della Destinazione Turistica Distretto del Novese che intreccia l’enogastronomia con gli aspetti culturali, paesaggistici e del ciclismo epico».
Quale ruolo avrebbero le singole porzioni di territorio in un progetto unitario (Tortonese, Novese, Gavi, valli tortonesi, val Borbera) e quali risorse potrebbero valorizzare?
«Ad oggi ragioniamo già in questa ottica in quanto il Distretto del Novese mette insieme Novese, Alto Monferrato e Val Borbera e arriva fino a Castellania. Ciascuno ha una specificità che viene valorizzata ma è la rete del Distretto a decretarne nel suo insieme la sua forza, riconosciuta anche dai turisti che vivono il territorio come destinazione».
Che supporto possono dare le istituzioni locali allo sviluppo turistico?
«Le istituzioni devono creare la visione dello scenario futuro capace di porre le basi per generare sviluppi imprenditoriali, facendo la regia del territorio. Ad esempio, il turismo post pandemia dovrà essere sicuramente reinterpretato, con esigenze diverse da pochi anni fa e in questo sarà fondamentale il lavoro delle istituzioni locali, mentre a livello internazionale non si possono frammentare le destinazioni turistiche e pertanto ci deve essere un coordinamento nazionale, regionale e provinciale».
Con quali strutture si può potenziare la proposta turistica?
«Sicuramente alcuni servizi come quello dei trasporti Integrati per chi vuole visitare il nostro territorio. A tale riguardo il Distretto del Novese ha candidato per il Recovery Plan il progetto integrato di mobilità e-VIA (un progetto integrato di Ecomobilità) per una soluzione di viaggio integrato a chiamata, per raccordare l’area vasta del Distretto del Novese con le principali linee ferroviarie tra cui il nuovo Eurocity Zurigo-Genova, che ferma a Tortona dallo scorso dicembre. Per il turismo di prossimità invece stiamo lavorando con la app “Visit Distretto del Novese”».
Come si può legare il turismo alle altre vocazioni (agricola, industriale, commerciale, di terziario avanzato) del vostro territorio?
«Il turismo dovrà avere sempre più l’approccio multidisciplinare, il viaggiatore vuole vivere un’esperienza immersiva e ancora di più se pensiamo al turismo internazionale. Andare al mercato settimanale, nell’azienda vitivinicola a scoprire dove nasce il grande Bianco Piemontese o ancora alla scoperta degli edifici un tempo fabbriche di una Novi Ligure a vocazione industriale, che dalla seconda metà dell’Ottocento fu protagonista di un periodo fiorente grazie ai collegamenti ferroviari: immobili oggi trasformati come, ad esempio, la sede del Museo dei Campionissimi».
Il progetto Monferrato che intende sviluppare Alexala con la Provincia di Alessandria rappresenta anche il Novese o sarebbe opportuno individuare una denominazione che unifichi e renda riconoscibile il sistema territoriale locale?
«Alexala è l’ATL di riferimento e lavoreremo affinché il nostro territorio abbia un ruolo centrale, aspetto che in questi anni si era affievolito. Per quanto riguarda, invece, la valorizzazione del territorio con azioni di marketing in ambito digitale abbiamo il Distretto del Novese. In ambito web e social si è via via collocato quale polo collettore di informazioni turistiche enogastronomiche e culturali divenendo un hot spot per chi vuole organizzare una gita fuori porta prevalentemente da Torino, Milano e Genova».