Manovra di bilancio: chi ci smena?

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Di Cesare Raviolo

In questi giorni il Governo sta elaborando il DPB cioè il Documento Programmatico di Bilancio del nostro Paese, come richiesto dagli accordi europei. Tale documento, che copre l’arco di tempo 2025-29, è lo strumento fondamentale della programmazione economica, perché ne detta le linee-guida. A chi interessa? Esclusi gli addetti ai lavori, quasi nessun cittadino ne conosce l’esistenza, anche se per i prossimi 5 anni ne subirà gli effetti socio-economici. Dunque, per il 2025, il DPB stima in crescita tutte le componenti del Pil (consumi privati +1,4, consumi pubblici +18, investimenti fissi lordi +1,5, esportazioni +3,1, importazioni +3,9), benché l’impatto sarà limitato allo 0,3% e andrà diminuendo negli anni successivi. La parte più rilevante della manovra (17,4 miliardi su 29,7) andrà al taglio del cuneo fiscale e alla riforma dell’Irpef, ma non ci sarà la riduzione dell’aliquota Irpef dal 35 al 33% per i redditi tra 23 e 50 mila. Il resto della manovra è frazionato in 700 milioni per il rinnovo dei contratti pubblici, 900 milioni per la sanità, 500 milioni alle pensioni e 600 milioni agli enti territoriali. Alle famiglie sono destinati 1,8 miliardi, suddivisi in sei misure: carta “Dedicata a te”, bonus nuovi nati e asili nido, congedi parentali, fondo mutui per la prima casa, fondo non autosufficienza; alle imprese andranno 3 miliardi per finanziare investimenti, welfare aziendale, credito d’imposta, ecc. La pressione fiscale resterà stabile sul valore di quest’anno (42,3%), ma al di sopra dei valori del 2022 (41,7) e del 2023 (41,5). Il DPB non prevede misure per favorire la crescita dell’economia, unico modo per rendere sostenibile il nostro debito pubblico che viaggia ormai verso i 3.000 miliardi di euro; purtroppo, la manovra va in senso contrario, abolendo l’Ace (Aiuto alla Crescita Economica), che consentiva agevolazioni fiscali ai soci che investivano nell’impresa. Certamente l’elevato debito pubblico e la necessità di rispettare le indicazioni dell’Ue in tema di deficit hanno ridotto le possibilità di manovra della politica di bilancio; forse, qualcosa in più sul fronte della crescita era possibile fare, magari anche solo evitando di distribuire le risorse disponibili su troppe misure, ma concentrandole su pochi, importanti obiettivi. Ad esempio, i 900 milioni per la sanità non incrementano ma lasciano la spesa invariata al 6,3% del Pil rispetto al 2024, valore più basso di quello di 10 anni fa (6,7% nel 2014). Dunque, leggere un DPB è difficile, ma è nel nostro interesse!

raviolocesare@gmail.com

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