Margherita è un gigante

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Di Carlo Zeme

Dopo una lunga giornata fuori casa, quando ormai è buio già da tempo, la piccola Margherita varca la soglia dell’ingresso in braccio alla mamma o al papà, viene adagiata sul tappeto del salotto con indosso ancora il giubbotto che la fa assomigliare all’omino Michelin e in tutta fretta gattona verso il presepe. Subito comincia a baciare (oppure a mangiare, a seconda dei punti di vista) il povero Baldassarre, il primo Re Magio che le capita a tiro. Poi è il turno del cammello, quindi la pecora che mastica vicino alla mangiatoia e infine arriva il turno della capanna. Margherita tra le statuine si muove come il gigante Gulliver tra i Lillipuziani, ha un fare gentile, lancia bacini e sorrisi verso la mangiatoia e rimane incantata per l’angioletto che una volta premuto comincia a cantare la melodia di “Bianco Natale”. Tutte le sere prima di andare a dormire spegniamo le lucine dell’albero addobbato ripassando la compilation delle possibili soluzioni: luci accese alternate, accese e spente lentamente, accese e spente velocissime, accese e basta e solo per ultimo spente e nanna. Il nostro piccolo presepe è lì di fianco tutto in disordine dopo il passaggio del gigante Margherita: lo metteremo in ordine noi grandi. Rifare il presepe tutti i giorni è diventata una piacevole abitudine, un dono inaspettato del periodo d’Avvento. Il piccolo presepe che c’è nel nostro salotto lo dobbiamo all’intuizione di Melina: dopo esserci scervellati per giorni interi chiedendoci quale fosse la soluzione migliore tra muschio, carta stagnola e altri materiali non del tutto edibili per Margherita, le è venuta l’idea di comprarlo “giocattolo”. Un presepe giocattolo ammetto che mancava tra le cose che potessi anche solo immaginare e invece si sta rivelando perfettamente a misura di bimba. Lo montiamo e lo smontiamo aspettando il Natale, e anche Margherita sta capendo che ha incontrato ultimamente dei compagni di giochi “speciali”.

carlo.zeme@gmail.com

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