«Maria triclinio adornato a festa»
Aperto l’anno accademico della Scuola Diocesana di Teologia con la prolusione di don Ceriani
TORTONA – Giovedì 19 ottobre alle 21 in seminario si è aperto l’anno accademico della Scuola Diocesana di Teologia con la prolusione di don Maurizio Ceriani dal titolo Maria, “triclinium Trinitatis”. A introdurre la relazione è stato il vescovo. Mons. Guido Marini, il quale, dopo la preghiera iniziale e il saluto ai presenti, ha offerto diversi spunti di riflessione, il primo riguardante la bellezza della Teologia che dà modo, attraverso la ragione, di penetrare nel mistero di Dio e, di conseguenza, nel mistero dell’uomo, della vita e del cammino della storia. «Quando ci addentriamo nel discorso su Dio – ha affermato il presule – ci accorgiamo che la verità che ci è stata rivelata ha le caratteristiche di essere sinfonica e sintetica: Gesù Cristo è la sinfonia e allo stesso tempo punto sintetico della Teologia come dimensione unitaria del sapere teologico». L’aspetto successivo è stato incentrato su Maria, “santuario delle mistiche Altezze”, da una citazione di Paolo VI, facendo ricorso all’espressione del grande filosofo John Henry Newman «Maria non è mai uno schermo ma uno specchio, Maria non è mai uno schermo ma uno scudo, Maria non è mai una rivale ma è una serva». Il vescovo ha citato poi il grande teologo Matthias Scheeben “nel corpo mistico la Madonna occupa il posto del cuore”; il nostro cuore, di fronte alla parola rivelata, deve mettersi in quattro disposizioni: prontezza nell’obbedienza, gratitudine nella gioia, stupore nel silenzio e pazienza nell’attesa. «L’ultimo pensiero – ha chiarito ancora Mons. Marini – invita a guardare a Maria come prima vera teologa, come cogliamo nel Magnificat, espressione di un duplice sguardo di Maria, sguardo che prima si fissa sul mistero di Dio e successivamente che si fissa su di sé». Ha concluso augurando a tutti «che quest’anno sia un anno di approfondimento teologico con Maria, la grande teologa, e con i Suoi occhi per avere il suo stesso sguardo sul mistero di Dio, svelamento del mistero della vita, dell’uomo e della sua storia». La relazione di don Ceriani ha trattato l’inedito titolo mariano “totius Trinitatis triclinium” dalla sequenza della Messa dell’Assunzione, «sequenza scritta da sant’Alberto Magno, secondo il Messale Domenicano, particolarmente bello da contemplare in riferimento al mistero di Dio Trinità e dell’Incarnazione del Verbo». «Maria è salutata come “Mater pietatis” – ha chiarito don Ceriani – cioè come Madre della “pietas”. La pietas latina indica il sentimento di amore, unico e irripetibile, col quale il padre ama il proprio figlio, sentimento fatto di tenera comprensione, di pazienza eroica, di misericordia illimitata, di perdono sempre disponibile. Possiamo pertanto dire che Maria, per il fatto d’essere la Madre della divina “Pietas”, che è il Signore nostro Gesù Cristo, entra in un rapporto intimo e unico con la Trinità, evocato nella nostra antifona dalla singolare e poetica immagine del triclinio », immagine per noi non di immediata comprensione: il triclinio era il lettuccio su cui ci si sdraiava nei banchetti delle famiglie nobili della Roma dei Cesari, che diventa luogo per eccellenza del banchetto dei giorni di festa, soprattutto delle nozze e delle grandi ricorrenze. La Vergine è perciò triclinio della Trinità: su di Lei le tre divine persone possono adagiarsi trovando l’accoglienza festosa riservata alla gioia del banchetto nuziale. La Vergine appare quindi come il triclinio adornato a festa, luogo dell’incontro gioioso tra l’amore di Dio gratuito e disponibile e l’accoglienza dell’uomo nuovo, il Cristo Primogenito.
Mario Merendi