Mi metto a lutto
di Patrizia Ferrando
La dipartita della Regina Elisabetta ha acceso i televisori del mondo sul lutto alla corte inglese. Nei palazzi reali si rispettano antichi cerimoniali, ma comunque è ormai ovunque introiettata l’idea del lutto come passaggio formale improntato al rispetto, lasciando però al centro la delicatezza del momento interiore.
Può essere tuttavia interessante conoscere cenni di storia del lutto esteriore che, proprio in Inghilterra, in epoca vittoriana divenne un vero modo di vivere.
Quando nel 1861 Queen Victoria resta vedova dell’amatissimo principe Albert, abbraccia il lutto e lo mantiene per tutta la vita, imponendolo anche in alcune occasioni pubbliche e commemorazioni generali, decretando così la moda più cupa di sempre. Fra gli aspetti più interessanti del lutto vittoriano non troviamo solo le regole del galateo che determinavano tempi, colori e persino vita sociale nei periodi di gramaglie, ma anche aspetti che oggi ci paiono assurdi, dagli orli neri per i fazzoletti ai gioielli modellati con mesto romanticismo o gusto macabro.
I rituali divennero elaboratissimi, le famiglie consideravano segno di status organizzare esequie sontuose ed erigere imponenti mausolei.
L’argomento divenne così popolare da pubblicare veri e propri manuali tematici, The Queen (Vittoria fu soprannominata la vedova di Windsor) e Cassell’s, utili se si voleva sapere cosa indossare e per quanto tempo e quali gesti fossero appropriati.
Su una cosa non v’erano dubbi o bisogno di manuali, il colore dell’afflizione era il nero.
Gli abiti femminili delle classi più elevate erano di seta paramatta, per rimanere opachi, i più modesti erano di bombazina, come quelli del popolo dickensiano.
Gli abiti erano rifiniti con il crêpe, una seta dura e ruvida, un po’ arricciata.
Il crêpe restava particolarmente associato al lutto, non poteva essere tolto, non si poteva abbinare ad altri materiali più vezzosi, come il raso o il pizzo e non si poteva ricamare.
Dopo il tempo necessario al lutto stretto, che variava a seconda del grado di parentela, nel “mezzo lutto” le tinte andavano schiarendo, prima il grigio, poi il malva.
I gioielli erano in giaietto nero, un materiale duro simile all’ossidiana e potevano essere indossati solo nel secondo lutto o mezzo lutto.
La varietà dei gioielli vittoriani da lutto appare lugubre, ai confini con lo splatter, capelli del defunto intrecciati, medaglioni con mesti dipinti, denti incastonati.
Gli uomini, come quasi sempre, alterando di poco quel che indossavano quotidianamente erano già pronti. Un abito scuro, guanti neri, fasce e cravatte dello stesso colore e via, pronti per presentarsi adeguatamente in società.
patrizia.marta.ferrando@gmail.com