Morti per amianto: “non è colpa di nessuno”
Mingrino, presidente dell’Avani di Broni: «Si continuerà ad ammalarsi e a morire, ma non ci sarà mai nessun responsabile»
BRONI – Sono state depositate le motivazioni della Corte d’Appello riguardo l’assoluzione pronunciata a luglio al termine del processo bis per le morti di amianto della Fibroinit a carico dell’ex amministratore delegato dell’azienda Michele Cardinale e dell’ex direttore dello stabilimento Lorenzo Mo, in servizio dal 1981 al 1985.
“Se pure è pacifico che i lavoratori hanno contratto un mesotelioma pleurico che li ha condotti disgraziatamente a morte, non è possibile affermare come e quando” il comportamento degli imputati “abbia inciso sul decorso della malattia, contratta in anni assai risalenti” rispetto al periodo in cui gli stessi avevano responsabilità gestionale nell’azienda. È questo in buona sostanza il riassunto delle motivazioni che, di fatto, chiudono alla possibilità di trovare colpevoli, anche se le parti civili e la procura generale presenteranno ricorso in Cassazione.
La sentenza di luglio aveva ribaltato il verdetto di colpevolezza di primo grado con il processo bis che era stato avviato dalla decisione della Cassazione di rifare tutto proprio perché le motivazioni non erano state motivate a sufficienza.
Dalle parti di Broni, città che continua a piangere vittime e vedere cittadini ammalarsi, arriva il commento di Silvio Mingrino, presidente di Avani, l’associazione delle vittime dell’amianto, che fa notare come «su questo territorio si continuerà ad ammalarsi e a morire per l’amianto, ma non ci sarà mai nessun responsabile». Riguardo la sentenza, il presidente afferma che «le motivazioni della sentenza non fanno che confermare quello che ha detto il giudice. Purtroppo il potere di questa malattia è la lunga latenza, che rende difficile individuare, in un dato momento e per ogni singola persona, i responsabili dell’insorgere della malattia. A questo si aggiunge una lacuna della nostra giustizia, ovvero le lungaggini processuali che fanno sì che si arrivi alla prescrizione per determinati reati». Non nasconde la sua amarezza Mingrino, che ha iniziato la sua battaglia dopo la morte per mesotelioma di mamma e papà: «I nostri cari non ci sono più, ci si continuerà ad ammalare di mesotelioma in Oltrepò, soprattutto per esposizione ambientale perché la produzione è terminata da tempo, ma non ci sarà mai nessun responsabile per tutto questo, fino a quando non ci sarà una giustizia più equa e moderna».