Nel “segreto” di Fatima
Concluso il Corso di esercizi spirituali per sacerdoti con Mons. Viola
FATIMA – C’era una cappellina al centro di una grande piazza; sullo sfondo un bianco campanile che al tramonto si infuocava. Era d’inverno. Ma c’era il sole. Sempre. E tanta luce. C’erano 12 sacerdoti con il Vescovo. C’erano pure i tre pastorelli: San Francesco, Santa Giacinta e la Serva di Dio Lucia e gli angeli che parlavano con loro. Ma soprattutto c’era Lei. La donna vestita di sole a impregnare il luogo della sua presenza e a renderlo santo. È questa la sintetica istantanea del Corso di esercizi spirituali per sacerdoti che la Diocesi ha organizzato, con l’aiuto del presidente dell’OFTAL Mons. Paolo Angelino, dal 7 all’11 gennaio a Fatima. Giorni di ascolto, di comunione e di preghiera.
Il lunedì mattina, prima della partenza in aereo, abbiamo visitato a Concesio (nella Diocesi di Brescia) la casa dove è nato Giovanni Battista Montini e celebrato l’Eucarestia nella chiesa parrocchiale. Durante l’omelia, richiamando la figura di papa Paolo VI, Mons. Viola ha riproposto un passaggio di una notevole omelia del Santo Pontefice, pronunciata il 29 novembre 1970 a Manila: “Sì, io sento la necessità di annunciarlo, non posso tacerlo. Io sono mandato da Lui, da Cristo stesso, per questo. Io sono apostolo, io sono testimonio. Quanto più è lontana la meta, quanto più difficile è la mia missione, tanto più urgente è l’amore che a ciò mi spinge (Cfr. 2 Cor 5, 14)”.
Giunti a destinazione in serata, i quattro giorni successivi sono trascorsi interamente al Santuario, accompagnati dalla parola del Vescovo che ci ha “introdotti” nel messaggio di Fatima, partendo dall’esperienza dei tre pastorelli, invitandoci ad essere non spettatori o turisti, ma a lasciarci coinvolgere nella grazia della Cova d’Iria.
Le giornate erano scandite dal canto della Liturgia delle Ore e dalla meditazione di Mons. Viola alle 9, cui seguiva la celebrazione eucaristica alle 10.30 nel luogo delle apparizioni.
Abbiamo ascoltato quattro intense meditazioni, che ci hanno introdotti nel mistero e nella grazia che il Santuario custodisce alla luce della nostra vita sacerdotale. Mons. Viola ci ha così invitato ad entrare nel “segreto” di Francesco Marto che aveva il desiderio ardente di consolare Dio.
A lui Dio si fece conoscere tanto triste, come egli diceva. Grande era, nel piccolo pastorello, il desiderio di riparare per le offese dei peccatori, offrendo a tale scopo lo sforzo di essere buono; i sacrifici, la preghiera. Nello stesso tempo siamo entrati anche nel “segreto” di Giacinta per imparare da lei cosa significa “offrirsi” per la conversione dei peccatori. Questa offerta è espressione dell’amore grande di cui pure il ministero sacerdotale è intriso. Ministero, il nostro, chiamato ad esprimere una profonda intimità con Dio e una ancor più grande partecipazione alla sua offerta d’amore per tutto il popolo. Su tutto questo lo sguardo materno della Vergine.
Il pomeriggio è stato dedicato alla visita al museo che conserva un pezzo di storia del Santuario e della devozione dei pellegrini e dei papi (visibile nella corona della Vergine il proiettile che colpì San Giovanni Paolo II il 13 maggio 1981); il mercoledì alla toccante meditazione della Via Crucis, lungo il tradizionale percorso fra gli ulivi fino ad Aljustel, il villaggio dei pastorelli, mentre il giovedì all’adorazione eucaristica e alla celebrazione della riconciliazione.
Mons. Viola ci ha pure consegnato, come fece l’angelo nel tempo che precedeva l’apparizione della Vergine, le due preghiere che contengono in sintesi tutto il messaggio di Fatima.
Lo vorremmo custodire perché il nostro cammino ministeriale possa sempre risplendere di consolazione e di offerta. Di ciò sono esempio e stimolo la Vergine Maria e i pastorelli, piccoli testimoni di questa grande esperienza di grazia che li ha fatti diventare innamorati di Dio al punto che Francesco diceva: “Quel che m’è piaciuto più di tutto, fu di vedere Nostro Signore in quella luce che la Nostra Madre ci mise nel petto. Voglio tanto bene a Dio”.
Claudio Baldi