Nessun colpevole per le morti da amianto

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Assolti gli ex amministratori imputati nel processo bis Fibronit. Mingrino (Avani): «Come se le persone fossero decedute da sole»

BRONI – Assolti gli ex amministratori imputati nel processo bis Fibronit: non ci sono ancora colpevoli per le morti d’amianto a Broni e in Oltrepò pavese. Lo ha deciso il Tribunale di Milano, che ha emesso la sentenza lunedì al termine di un dibattimento durato 18 anni.

«È una sentenza che lascia l’amaro in bocca, ancora una volta le vittime di amianto non hanno avuto giustizia»: questo il primo commento a caldo del presidente dell’Avani (Associazione vittime amianto), Silvio Mingrino, che proprio lunedì ha ricordato il 14° anniversario della morte della mamma, scomparsa per mesotelioma come il padre.

«La lunga latenza dello sviluppo della malattia rende difficile identificare il momento esatto dell’esposizione alle fibre di amianto che hanno causato le malattie e i decessi. – ha aggiunto Mingrino, parlando della sentenza dei giudici – In ogni caso, un dettaglio non trascurabile sta nel fatto che tutte le fibre respirate dai lavoratori e dai loro familiari, dai cittadini di Broni e dei dintorni provenivano dalla Fibronit. Dopo tanti anni di indagini, processi e speranze illuse ci troviamo ancora senza un colpevole, come se queste persone fossero morte da sole e non ci fossero responsabilità per l’inquinamento ambientale».

Intanto, le parti civili annunciano la decisione di rivolgersi alla Procura di Milano per impugnare la sentenza del Tribunale: «Non condivido l’esito assolutorio data la gravità dei fatti e dal perdurare dei casi di mesotelioma. – sottolinea l’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio nazionale amianto – La nostra battaglia insieme all’Avani andrà avanti per arrivare alla verità e alla giustizia per le morti d’amianto».

Infine, per il sindaco di Broni, Antonio Riviezzi «dal punto di vista giudiziario, è stato formulato un verdetto sulla base di elementi di diritto che non sta certo a me valutare. Le sentenze vanno rispettate, sempre. Esiste però anche un tema morale e su questo piano, come rappresentante della nostra comunità e come cittadino di Broni, avrei preferito vedere riconosciute le istanze dei familiari delle vittime dell’amianto. Senz’altro faccio fatica a non provare un senso di rammarico. Ma, lo ripeto, c’è una sentenza e abbiamo il dovere di rispettarla».

Oliviero Maggi

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