«Nessuno deve perdere il lavoro»

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Tutti concordi nell’assemblea di fabbrica della Pernigotti dopo le proposte della Witor’s

NOVI LIGURE – È uno spiraglio timido quello che si è aperto la scorsa settimana al Mise per la Pernigotti e che non allevia la preoccupazione dei suoi 57 dipendenti. Nel corso dell’assemblea di fabbrica con i lavoratori, le parti sociali hanno sottolineato la distanza tra la volontà della Witor’s, che in caso di acquisizione prevedrebbe una ripartenza della produzione ma con sole 25 unità, e la richiesta del mantenimento di tutto l’organico. Una proposta ritenuta al momento irricevibile dal polo dolciario cremonese, che vorrebbe comunque far ripartire l’impianto novese ora del tutto azzerato.

Rimarrebbero completamente tagliati fuori dal progetto gli impiegati. «Entro fine maggio ci dobbiamo rivedere con loro, perché i tempi sono strettissimi. Noi ribadiremo la nostra posizione. – sottolinea Tiziano Crocco, segretario provinciale Uila Uil – La distanza tra 25 e 57 è evidente.

Per noi la salvaguardia di tutti i posti di lavoro rimane centrale. Le trattative si fanno in due. L’unico scenario plausibile per noi prevede una totale occupazione agevolando eventuali accompagnamenti alle pensioni o al cambio lavoro.

Witor’s vorrebbe prendere in affitto lo stabilimento per 3 anni.

Poi, appena possibile, si sposterebbe in un nuovo posto, magari più piccolo ed efficiente. Francamente non so se le trattative siano già così avanzate. Al momento, loro sono gli unici nostri interlocutori». Di certo rimane solo la scadenza della cassa integrazione prevista per il 30 giugno. Le trattative tra i Toksoz e l’azienda lombarda dovranno essere rapide. Dopo aver già perso le produzioni di Natale 2021 e di Pasqua, la realtà dolciaria novese dovrà dire addio anche alle prossime festività natalizie. «Per lavorare in quella direzione dovremmo partire quasi subito, ma tra materie prime e incarti non ci sarebbe nemmeno il tempo. – spiega Roberto De Mari, dipendente e delegato rsu – Il reparto commerciale è già stato smantellato, quindi non potremmo neppure vendere.

La produzione è ora del tutto ferma. Per ora rimarremo in assemblea permanente». La media d’età all’interno dello stabilimento è abbastanza alta, ma la pensione non è così vicina. «Io ho 55 anni e sono qui da 15. – prosegue De Mari – C’è gente che ha più o meno la mia età e che è qui dal doppio del tempo. Siamo più o meno tutti su questa età, ma non siamo ancora abbastanza vicini alla pensione».

L’attesa è ora per il prossimo incontro tra sindacati e società di Cremona, con l’auspicio che si riduca una distanza che oggi pare molto ampia.

Luca Lovelli

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