Nessuno vi cancellerà
Di Ennio Chiodi
Quel silenzio non te lo aspetti. Ti coglie impreparato appena scendi dal treno della Metro di New York, quando stai per entrare nella grande hall della avveniristica stazione, interamente bianca, progettata da Santiago Calatrava, che ti conduce al Museo, dedicato al ricordo delle vittime del più devastante attentato terroristico della storia moderna, da cui, in qualche modo, dipende anche la vicenda che sta vivendo oggi il Medio Oriente: l’attacco diretto alle torri gemelle del World Trade Center, l’attacco al cuore dell’Occidente come lo intendeva il suo ispiratore, Osama Bin Laden, sceicco saudita, fondamentalista islamico, terrorista per vocazione. È un silenzio del tutto inusuale per una stazione della Subway newyorkese: una compostezza dovuta all’attenzione e al rispetto che il luogo richiede, e ottiene. Il primo smarrimento diventa presto emozione quando accedi al Memoriale, luogo dedicato al ricordo, ma anche luogo “consacrato” perché conserva, tra le migliaia di cimeli e testimonianze, i resti umani, martoriati e “non attribuiti”, raccolti dalla pietà dei soccorritori. Sono tumulati dietro una gigantesca parete mosaico, ricoperta da migliaia di piastrelle di tutti gli azzurri possibili del cielo di chi si trovava a passare in quei momenti. Le loro espressioni, raccolte nei video all’ingresso, sono indelebili: sorpresa, incredulità, terrore e disperazione. “No day shall erase you from the memory of time” (“Nessun giorno vi cancellerà dalla memoria del tempo”): è del nostro Virgilio la scritta, realizzata con l’acciaio delle torri, che attraversa tutta la parete. Il viaggio prosegue tra detriti metallici e in muratura, relitti accartocciati dei mezzi del “Fire Department”, gli eroici pompieri di New York, e del “NYPD”, la polizia dello Stato. I nomi delle quasi tremila vittime di quel terribile “9/11” sono incisi nel marmo e ricordati a voce in una continua colonna sonora che risuona non lontano dalla parete che raccoglie le fotografie dei loro volti, ancora accesi. È quando entri nel cuore del Memoriale che l’emozione diventa profonda commozione: l’impatto delle migliaia di oggetti, dei video, delle testimonianze dirette, delle disperate richieste di aiuto, degli ultimi messaggi e delle telefonate d’amore verso le persone più care, negli ultimi attimi di vita, è devastante. Le voci ti accompagnano a lungo quando esci in una Manhattan caotica, per nulla turbata dai folli cortei per Halloween, dalla presenza di migliaia di maratoneti, e dalla campagna elettorale entrata nel vivo. È tutto questo che diventa – di questi tempi– “memoria”, anche di fatti che hanno cambiato la storia del mondo e le cui conseguenze soffriamo ancora oggi in un’escalation senza fine.
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