“Nipoti d’arte” raccontano i nonni
Il talk show sul sito del Comune dedicato alle grandi imprese dei campioni del ciclismo
NOVI LIGURE – Con l’imminente partenza del Giro d’Italia, che quest’anno vedrà svolgersi ben cinque tappe nel territorio piemontese e le grandi classiche di primavera, si apre uno dei momenti più affascinanti dell’intera stagione ciclistica. Sabato scorso, sul canale YouTube del Comune, in diretta streaming, è stato presentato “Nipoti d’arte”, un talk show originale, con protagonisti i discendenti dei grandi campioni del ciclismo eroico. Per parlare dei miti del passato e anche del futuro di questa amata disciplina sportiva si sono collegati con il Museo Michela Moretti Girardengo (bisnipote di Costante), Giulia Coppi (nipote del Campionissimo e figlia di Faustino Coppi), Gioia Bartali (nipote di Gino), Giovanni Ferrari Cuniolo (bisnipote di Giovanni Cuniolo, campione tortonese di inizio ’900), Giovanni “Giangerbi” Barbero (nipote del “diavolo rosso” Giovanni Gerbi). Il programma è stato condotto dalla giornalista Mimma Caligaris, capo servizio sport de “Il Piccolo” di Alessandria e ha partecipato anche l’assessore allo Sport Andrea Sisti.
Particolarmente apprezzato l’intervento di Ferrari Cuniolo che ha parlato del bisnonno di Giovanni, tortonese classe 1884, il primo a vincere un campionato italiano nel 1906, impresa ripetuta per altri tre anni, che ha lasciato un segno nel ciclismo ed è diventato anche un amico e una persona di fiducia di Fausto Coppi. Proprio la nipote ha affermato: «Attraverso le migliaia di fotografie che fanno bella mostra in casa, non manca mai la presenza del Campionissimo in casa nostra, una presenza che ti accompagna anche se non l’ho conosciuto, se non nei ricordi dei pa- renti, nelle immagini e nei numerosi filmati dell’epoca. Anche il fatto che siamo qui a parlare dei nostri nonni e bisnonni dopo così tanto tempo vuol dire che hanno lasciato un segno nella storia d’Italia e delle persone. Per me questo è un motivo di grande orgoglio, per quello che ha rappresentato, perché comunque è stato un esempio positivo, di uno sport positivo ricco di una buona competitività, fatta di legami veri. Poi l’emozione che ho provato due anni fa quando il “Giro d’Italia” è arrivato proprio a pochi metri da casa».
Vittorio Daghino