«Noi siamo viventi in Gesù, il vivente»

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Le celebrazioni presiedute da Mons. Guido Marini dal Giovedì Santo a Pasqua

TORTONA – Il Triduo pasquale, culmine della Settimana Santa, che conduce, attraverso la Passione di Cristo, alla gioia della Risurrezione, è iniziato con la celebrazione della Messa in Coena Do- mini, alla sera del Giovedì Santo, nella quale è stata fatta memoria dell’istituzione dell’Eucaristia. Nell’omelia Mons. Marini, sull’esempio del Santo curato di Ars che esprimeva il suo amore per il Signore usando molti punti esclamativi, ha invitato a imitarlo, provando come lui meraviglia, gioia ed esultanza di fronte a Gesù che nell’Eucaristia è “per”, “con” e “in noi”. «Nulla è paragonabile a Dio eterno e infinito che ci ama, ci invita al convito nuziale e stringe con noi un’alleanza indissolubile» ha detto il vescovo, esortando a considerare l’Eucaristia il cuore della fede, la vera gioia della vita e come diceva il beato Carlo Acutis, “l’autostrada verso il cielo”. Al termine è seguita la lavanda dei piedi a 12 ragazzi della Comunità pastorale “San Marziano”. Dopo la Comunione, poi, il celebrante ha portato il Santissimo Sacramento all’altare della Reposizione dove è rimasto per l’adorazione silenziosa serale. La liturgia è stata animata dai canti della Corale della Cattedrale diretta da Daniela Menditto e accompagnata all’organo da Enrico Ver- cesi. Il Venerdì Santo, giorno di preghiera e di digiuno, si è aperto alle ore 8 con la recita dell’Ufficio delle Letture ed è proseguito, alle ore 18, con l’azione liturgica della Passione durante la quale il vescovo si è prostrato in adorazione silenziosa davanti all’altare, prima dell’accoglienza della croce, che è stata adorata da tutti i fedeli presenti. Dopo aver ascoltato il racconto della Passione di Gesù, Mons. Marini nella sua riflessione ha voluto mettere in evidenza tre parole del testo «che ci accompagnano in questo straordinario viaggio nel cuore di Dio innamorato dell’uomo e che batte di amore per ciascuno di noi». Le tre parole so- no: “Crocifiggilo”, “È compiuto” e “Volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto”. Attraverso di esse – ha detto il vescovo – «entriamo dentro il mistero dell’amore di questo cuore divino», perché ascoltandole «il nostro cuore rimane toccato finalmente dall’amore del Signore». Il Venerdì Santo, infatti, è «l’appuntamento annuale nel quale il Signore non desidera altro che parlarci di sé, del suo cuore innamorato, dell’amore infinito che Egli ha per noi, di parlarci di questa realtà che è l’unica realtà che veramente conta nella vita: essere amati da lui così». Le tre parole dicono anche che questa «è una giornata di vita, è la giornata in cui si compie la nostra salvezza, perché Dio si è dato totalmente a noi dandoci se stesso». Citando sant’Agostino e l’apostolo Paolo, il vescovo ha esortato a considerare la croce «il nostro vanto, la nostra gioia e la no- stra salvezza», «il segno dell’a- more commovente che mi tocca al cuore oggi, ancora una volta». Alle ore 21, sempre in cattedrale, i giovani del seminario hanno animato la Via Crucis presieduta da Mons. Marini, che ha ripercorso il cammino di Gesù verso la morte. Nella breve meditazione il vescovo ha messo in evidenza il termine “inclusione” oggi spesso tanto usato, anche a sproposito, rischiando di travisarne il senso, ma che trova nel crocifisso il suo pieno significato. «L’unico veramente inclusivo è il Signore Gesù con le braccia aperte sulla croce, che sono aperte per tutti noi, – ha affermato il pastore – con quelle sue braccia aperte che sono una dichiarazione di amore per tutti, che sono annuncio di salvezza per tutti, che vogliono chiudersi attorno alla vita di tutti e aggiungono qualcosa di importante alla parola inclusione perché dicono il desiderio da parte di Dio che tutti abbiano la vita vera, la vita davvero felice, davvero buona, pacificata e davvero perdonata da o- gni peccato, la pienezza della vita che è la vita eterna». Il triduo si è concluso con la solenne Veglia del Sabato Santo, preceduta al mattino, alle ore 8 dalla recita dell’Ufficio delle Letture. Alle ore 21 la celebrazione è iniziata con la benedizione del fuoco e del cero pasquale, decorato a mano da Lella Zanini di Casei Gerola. La liturgia della Parola, il canto del Gloria, e l’annuncio della risurrezione cantato da don Paolo Padrini, hanno preceduto la proclamazione del vangelo, seguita dal- l’omelia. Mons. Marini, rivolgendosi ai presenti ha chiesto loro perché dovrebbero sentirsi interpellati dalla domanda dell’Angelo alle donne la notte di Pasqua: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo?». «Perché – ha spiegato – anche noi ogni volta che trattiamo Gesù semplicemente come un personaggio del passato, come un grande maestro di vita, come un pensatore che ha lasciato grandi ideali, come un grande uomo di alta levatura morale, di cui seguire l’esempio, noi cercheremo tra i morti colui che invece è vivo, perché Gesù è anche questo, ma non è solo questo». «Il punto decisivo su cui poggia la bellezza della nostra fede, in ragione della quale cambia tutto nella vita, – ha proseguito il vescovo – è che Gesù non è da ricercare tra i morti, egli è vivo, egli è il figlio di Dio fatto uomo per noi, per la nostra salvezza, che ci strappa al potere della morte, che distrugge in noi il dramma del peccato e del male, che ci riempie della nuova vita che è la sua stessa vita divina e che ci orienta, pieni di senso, nel cammino dell’esistenza verso l’eternità». E come le donne, nella notte di Pasqua, «siamo venuti a incontrare Colui che è risorto e vivo, che è in mezzo a noi e che è la vita vera della nostra vita». Dopo la benedizione dell’acqua lustrale, 11 catecumeni (Ademir Alberto, Mayco Cristian, Jhair Dominick, Jose Alberto, Joshua Javier, Maycol Alonso, Gabriela Melinda, Isanka Michele, Arjenis, Denada ed Eugenia), accompagnati dai loro padrini e madrine, hanno ricevuto i sacramenti dell’iniziazione cristiana. A loro il vescovo ha chiesto di pregare per tutti coloro che da più anni hanno la fede, perché «non ci smarriamo lungo il cammino, perché non impoveriamo la fede, perché non la svuotiamo di signifi- cato, perché possiamo mantenere vivi in noi la gioia, lo stupore, la meraviglia, per il Signore Gesù, vivo presente in mezzo a noi, cuore del nostro cuore e vita della nostra vita». La mattina di Pasqua, Mons. Marini ha celebrato in cattedrale la S. Messa alle ore 10.30, alla quale erano presenti anche autorità civili e militari della città. All’inizio padre Catalin Aftodor ha rivolto al vescovo il saluto pasquale da parte della Comunità ortodossa romena che celebrava nello stesso giorno la Pasqua ortodossa, coincidenza insolita che non avveniva da 11 anni. Prima della benedizione finale, il parroco don Claudio Baldi, a nome anche di don Paolo Padrini e di tutta la Comunità pastorale “San Marziano”, ha rivolto gli auguri a Mons. Marini che ha ringraziato il sacerdote per l’impegno profuso e con lui i sacerdoti, i ministranti, i diaconi, la corale e gli organisti che hanno accompagnato con canto e organo il triduo, i volontari del Collegium Marcianum, la sacrestia e tutti i fedeli che hanno partecipato con fede alle celebrazioni pasquali.

d.c.

(Foto: Luigi Bloise)

L’audio delle omelie del Triduo pasquale si può ascoltare sul sito www.radiopnr.it

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