Non fate i guastafeste

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di Patrizia Ferrando

A Natale, almeno secondo i modi di dire, diventiamo tutti più buoni. La stessa cosa potrà valere anche per le maniere? Perché, come probabilmente già sapete, sono dell’avviso che le maniere valgano poco, pur se belle e rispettose del bon ton nella forma più superficiale, se non sono “buone”.

Le feste, lo abbiamo scoperto appena lasciati i giorni dell’infanzia, comportano spesso qualche complicazione e, in più, non a tutti piacciono e suscitano euforia. In questi giorni basta sfogliare qualsiasi giornale o navigare un po’ in internet per trovare suggerimenti su ricette, decorazione della tavola, addobbi e pacchetti: declinazioni di bellezza in cui si può infondere affetto per le persone care e desiderio di valorizzare giorni speciali. Ma occorre anche una riflessione sugli elementi che suscitano amarezza e nervosismo.

In sintesi vorrei suggerire: se, da un lato, il Natale non si prospetta proprio come avremmo desiderato, ritagliamo comunque istanti piacevoli e creiamoci un bel bozzolo di gentilezza; e se invece, ci rendiamo conto di rischiare di trasformarci in guastafeste, cambiamo atteggiamento. Entrambi i percorsi diventano un dono, per il nostro prossimo, ma soprattutto per noi stessi.

La prima strada da percorrere, nonostante non sia sempre facile, la indica l’empatia. Per qualcuno il periodo natalizio significa malinconia, sentimenti di solitudine ed esclusione, spiacevole sensazione d’inesorabile scorrere del tempo: comprenderlo aiuta ad affrontare con maggiore elasticità e tolleranza conoscenze e legami di parentela tra i più uggiosi. Con più leggerezza, ricordiamo che ogni famiglia intreccia abitudini e tradizioni: può capitare, nel sancire nuovi rapporti, di trovarsi in contrasto su temi futili, dal capitone alla mostarda, dalla tombola agli orari. “Venirsi incontro” è la risposta, farlo divertendosi è meglio.

C’è bisogno di responsabile levità, che significa anche non innervosirsi incupendo l’atmosfera se qualcosa si rompe, se un piatto risulta imperfetto o ci sono imprevisti o ritardi.

E, poi, pur non agevole, c’è la strada di una fra le gentilezze migliori: non fare agli altri ciò che non vorremmo fosse fatto a noi. Tradotto in alcuni termini festivi, significa cercare di non dimenticarsi di qualcuno che magari non sta tra le nostre conoscenze preferite, non far “cadere dall’alto” doni e attenzione, e non trasformarsi in quei parenti o commensali sempre temuti.

Le domande inquisitorie, le frecciate acide, i discorsi competitivi o eccessivamente malinconici di qualche zia o cugino? Non imitiamoli, manteniamo buone le nostre maniere. Guastafeste è chi il guastafeste fa! Buon Natale!

patrizia.marta.ferrando@gmail.com

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