Non temete le parole
di Silvia Malaspina e Carolina Mangiarotti
Nelle ultime settimane si è molto parlato, e scritto, della malattia che ha colpito il rapper Fedez, da lui stesso annunciata via Instagram il 17 marzo. Dopo pochi giorni ha svelato il mistero e ha dichiarato di essere stato colpito da un raro tumore neuroendocrino del pancreas. Celermente sottoposto a un intervento chirurgico, sta ora trascorrendo la convalescenza in famiglia. I commenti, come sempre, non si sono fatti attendere: accanto alle numerose attestazioni di solidarietà, si sono scatenati i soliti leoni da tastiera che hanno polemizzato sulla via preferenziale nel percorso terapeutico per chi possa permettersi di ricorrere alla sanità privata e sulla presenza della fotogenica consorte Chiara Ferragni al capezzale dell’ammalato, mentre i comuni mortali, a causa delle restrizioni anti Covid, devono rassegnarsi a ricoveri ospedalieri eremitici.
A noi sono parse chiacchiere maligne e inutili: chi non vorrebbe avvalersi delle cure e delle strutture ospedaliere di eccellenza, qualora si trovasse affetto da una patologia così importante? Rendere pubblica la malattia è stato, a nostro avviso, quasi una scelta obbligata, trattandosi di un personaggio celebre che, piaccia o meno, ha condiviso sui social ogni momento della propria vita professionale e privata.
Ci ha rammaricato apprendere che un uomo poco più che trentenne si sia trovato a fronteggiare una prova molto dura: «Povero Fedez! Mi dispiace! Mi è sempre piaciuto fin da quando ero piccola, ti ricordi?» «Certo! Ricordo che avrai avuto 6 anni e ti sei candidamente prodotta in questa esternazione: “per me i maschi sono tutti brutti, tranne il mio papà e Fedez!” Tuo padre ha avuto una sorta di mancamento e, sconsolato, si è visto di fronte una prospettiva poco allettante: “lo sapevo! Vedrai che ci porterà a casa uno tutto tatuato!” Non è tra i miei cantanti preferiti, ma spero comunque che possa guarire presto.»
«Non capisco tutte le polemiche sul fatto che abbia annunciato pubblicamente di avere un tumore: sembra sia una parola vietata, come se ci si dovesse vergognare di essere ammalati! Non credo che l’abbia fatto per farsi pubblicità, non ne ha bisogno: secondo me voleva veramente lanciare un messaggio di incoraggiamento per chi si trova nella sua stessa situazione.» «È molto difficile gestire la malattia e chi non ne è coinvolto non può permettersi di giudicare. Anche noi persone normali ci troveremmo a dover affrontare le curiosità, non sempre benevole, di chi ci sta attorno: quando poi si tratta di una patologia oncologica, entra in campo anche un atavico pudore a denunciare il “brutto male”, eppure sono convinta che parlare chiaramente possa esorcizzare i timori e le apprensioni. Credo che non si debba mai avere paura delle parole: l’esatta definizione alle cose offre uno strumento in più per affrontarle.»
silviamalaspina@libero.it