Non tutti gli orsi sono Yoghi

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Di Ennio Chiodi

Uno degli ultimi avvistamenti risale a pochi giorni fa. Franca e Carlo Papi erano in automobile lungo una strada forestale nei boschi attorno a Caldes, nella trentina Val di Sole, quando, all’uscita di una curva, si sono trovati davanti un esemplare di orso particolarmente grande, che dopo pochi istanti si è inoltrato nel bosco. Se fossero stati a piedi non sappiamo come sarebbe finita questa storia, ma sappiamo, purtroppo, come è iniziata. Franca a Carlo erano andati a rendere omaggio, poco più in là, alla croce collocata in memoria del loro figlio Andrea, ucciso e sbranato, il 5 aprile dello scorso anno, da un’orsa, poi identificata in Jj4 e del cui destino si è discusso per lunghi mesi. Jj4 non è l’orso Yoghi dei cartoni animati. Più volte condannata a morte dalle autorità provinciali trentine e più volte salvata dai ricorsi amministrativi presentati da singoli e associazioni animaliste, l’orsa, già protagonista di altri attacchi, è ancora in attesa del suo destino, in cattività in un Centro faunistico. Inquirenti e soccorritori ci hanno risparmiato – per pietà e per orrore – la descrizione di come Andrea sia stato ucciso e delle condizioni in cui il suo corpo è stato trovato. Negli ultimi giorni si sono ripetute aggressioni, anche molto gravi, sia nelle valli Trentine sia in quelle limitrofe, verso Est e verso Ovest fin all’alto Garda e al Bresciano. I grandi predatori, in costante aumento, si abituano, generazione dopo generazione, a un ambiente sempre più comodo e ospitale: attaccano pascoli e fattorie, frequentano strade e comodi sentieri, trovano cibo sempre più facilmente. Perdono timidezza nei confronti dell’uomo, anche forti– quasi lo sapessero – del fatto che accordi e obblighi internazionali li proteggono e ci impongono giustamente di mantenerli in habitat adatti al loro sviluppo. Ma nessun accordo vieta di regolarne diffusione e comportamenti. Cosa fare quindi? Le popolazioni che vivono nelle zone più frequentate dagli orsi sono esasperate. Non si esce di casa alla sera e mai da soli; non si mandano i figli a giocare nei boschi e sui sentieri attorno a masi e villaggi; jogging e passeggiate rischiano di diventare un ricordo dei tempi migliori. La libertà di movimento dei nostri nuovi vicini costringe le famiglie alla prigionia. In tutta Europa gli animali individuati come pericolosi vengono abbattuti. In Slovenia, terra da cui abbiamo inizialmente importato i nostri ingombranti coinquilini, nel corso del 2024 saranno uccisi 176 esemplari di orso bruno. Il dibattito è anche in questo caso fortemente influenzato da posizioni ideologiche, strumentalizzazioni politiche e fanatismi fuori luogo. Il buon senso come ormai sappiamo – di questi tempi – resta a guardare.

enniochiodi@gmail.com

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